Novembre 29 2015

Come affrontare una conversazione da bar sull’ ISIS

ISIS conversazione da bar

Le conversazioni da bar sull’ ISIS sono insidiose, è facile perdere ed essere costretti ad uscirne sconfitti. Ecco una breve guida per uscirne vincitori e farvi magari offrire un caffè.

L’ISIS è indubbiamente l’argomento di conversazione che va per la maggiore in questo periodo. Dopo gli attacchi di Parigi anche al bar, tra un cappuccino, un cornetto e il caffè ci si ferma a “sragionare” su chi sono questi assassini. Vi propongo una serie di affermazioni a cui potreste rispondere e uscire vincitori dalla conversazione.

“Riguarda l’Islam”

Sì. L’ISIS combatte per ristabilire il Califfato che aveva governato i territori del Medio Oriente e del Nord Africa fino al Medioevo. Maometto, il fondatore dell’Islam, e i 4 rightly guided Caliph poi, usarono la violenza per stabilire uno stato basato sulla religione. Il leader dell’ISIS, Abu Bakr al – Baghdadi, ha un dottorato in “Sharia Law” e studi coranici.

No. L’ISIS ha bruciato vivo un pilota musulmano e l’ha filmato. L’ISIS ha giustificato l’atto crudele asserendo che l’uomo era un apostata che meritava di essere bruciato perché gettava bombe sui musulmani. Le scritture islamiche espressamente dicono che gli apostati non devono essere bruciati vivi. L’ISIS ignora questo fatto e tutti quelli che limitano l’uso della violenza. L’ideologia su cui si basa l’ISIS appartiene alla corrente conservatrice all’interno dell’islam sunnita: contiene elementi sia di salafismo che di whhabismo. Correnti estremiste, conservatrici appartengono a tutte le religioni monoteistiche.

“Questi dell’ISIS sono dei pazzi assassini senza cervello”

Sì. Alcuni di coloro che combattono per l’ISIS sono degli assassini tout court. Cercano solo un’opportunità per vivere le loro fantasie più nere ed orrifiche.

No. La leadership dell’ISIS pensa attentamente alla sua strategia. Non si stabilisce un “proto – stato” e lo si fa sopravvivere a dispetto di nemici molto potenti solo per fortuna o per caso. Il manuale di strategia utilizzato dal gruppo “the management of savagery”, spiega come stabilire un califfato e assicurarne la sua sopravvivenza.

“La strategia contro l’ISIS sta funzionando?”

No. L’ISIS continua a mantenere il suo governo in Siria e in Iraq e continua ad essere un “proto – stato”.  Si è espanso al di là della Siria e dell’Iraq attraverso una rete di affiliazione, concepita come un vero e proprio arcipelago di province, nel Medio Oriente, in Africa e persino del Nord Caucaso. Ha addestrato operativi in Europa che potenzialmente possono costituire una grande minaccia.

Sì. Con la campagna di bombardamenti l’ISIS ha perso circa il 25% dei suoi territori, perso milioni di dollari di ricavi e decine di migliaia di soldati nell’ultimo anno. I bombardamenti a Raqqa, agli obiettivi logistici dell’ISIS, hanno fatto sì che il tempo che l’ISIS ricollochi la sua logistica possa essere utilizzato dalla coalizione per tracciare e seguire gli spostamenti dell’ISIS (tracciare quindi individui, proxy e flussi di denaro).

Questo non vuol dire che i bombardamenti siano una strategia efficace a lungo termine.

“I soldati neri possono infiltrarsi in occidente con i rifugiati siriani e condurre attacchi”

Sì. Qualcosa di simile è accaduto già, quando due uomini legati ad Al Qaeda in Iraq sono arrivati negli Stati Uniti come rifugiati dalla guerra in Iraq per procurarsi armi. Uno degli attentatori di Parigi potrebbe essere arrivato in Europa con un passaporto siriano falso.

No. Un’organizzazione come l’ISIS che guadagna circa 2 milioni di dollari al giorno, non farebbe rischiare ad uno dei suoi operativi la vita per infiltrarsi in Europa via barcone, rischiando peraltro la vita e quindi con la possibilità di non poter realizzare ciò per cui era stato mandato. In almeno 6 video messaggi distribuiti dalla leadership dell’ISIS attraverso le sue province si asserisce chiaramente che coloro che abbandonano la terra del Califfato con i barconi non sono dei devoti musulmani. I messaggi invitano inequivocabilmente a non abbandonare la loro terra per andare nella terra degli infedeli. Il problema semmai risiede in coloro che sono cittadini europei e che seguono le direttive dell’ISIS in merito alla Hijra (migrazione): coloro che sono impossibilitati al raggiungimento del Califfato possono restare in occidente e combattere i crociati lì.

Probabilmente molti di voi resteranno delusi perché ad ogni affermazione non c’è mai un solo sì o un solo no. Il fenomeno del terrorismo internazionale è complesso e quello dell’ISIS lo è ancora di più soprattutto per la particolarità di essere un “proto – stato” al suo interno ed un’organizzazione transnazionale terroristica nella sua proiezione esterna.

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Pubblicato Novembre 29, 2015 da barbarafaccenda nella categoria "politica internazionale", "terrorismo internazionale

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Esperto politica internazionale

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