Luglio 13 2019

La strategia dell’Iran: uno Stato che si comporta come un insorto

Iran strategia insorto

Negli ultimi mesi l’Iran ha innalzato ad un livello pericoloso le tensioni  con gli Stati Uniti abbattendo un drone di ricognizione sul Golfo dell’Oman, lanciando, apparentemente, una serie di attacchi a petroliere nel Golfo persiano ed annunciando che interromperà l’adempimento di alcune delle condizioni stabilite nel trattato multilaterale del 2015 sul nucleare, accordo che peraltro il presidente Donald Trump ha precedentemente abbandonato.

 

La rischiosa strategia nazionale iraniana assume un perfetto senso se viene vista come una forma di insurrezione, di rivolta.

L’insurrezione è spesso vista come una serie di azioni che compiono dei ribelli all’interno di un Paese con lo scopo di combattere il governo al potere o un esercito occupante. In realtà essa è un tipo di strategia utilizzata da una varietà di organizzazioni politiche, ed anche nazioni disperate e solitamente deboli.

L’insurrezione comporta la violenza – con forme spesso irregolari come attacchi di guerriglia, assassini, terrorismo, ma non equivale ad intraprendere una guerra convenzionale. L’azione armata è principalmente utilizzata per i suoi effetti psicologici, per dimostrare la forza del movimento insurrezionale e l’inettitudine di coloro che sono al potere.

Un trucco standard degli insorti è quello di utilizzare la violenza per provocare una reazione esagerata.

Gli insorti compiono qualcosa di drammatico: un grande attacco terroristico, un raid in una struttura della polizia o militare, l’assassinio di un alto funzionario governativo, sperando che le autorità al potere li attaccheranno. L’idea è che tale tipo di contro-attacco potrebbe danneggiare gli insorti nel breve periodo, ma fondamentalmente si rivelerà controproducente per chi lo compie se tale contro-attaccp condurrà a grandi perdite di vite o altre ritorsioni nei confronti dei civili. Il popolo quindi si rivolterà contro il governo e diventerà più empatico nei confronti degli insorti.

Ciò è esattamente quello che l’Iran sta facendo a livello strategico nazionale. Attacca non perché ritiene che possa sconfiggere o intimidire gli Stati Uniti, ma perché spera che l’America reagisca. La ritorsione di Washington aiuterebbe il regime iraniano a dipingere se stesso come una vittima dell’aggressione americana, mettendo a tacere il robusto malcontento interno, mentre ottiene compassione a livello internazionale.

Gli insorti spesso rivendicano di essere sia delle vittime che degli oppositori di un sistema di potere ingiusto che loro stanno combattendo allo scopo di cambiarlo. L’Iran non sta facendo nulla di diverso: dipinge il potere americano nel Medio Oriente come l’ultima forma di imperialismo nella Regione.
Il regime iraniano, come gli insorti in ogni parte del mondo, sta giocando il lungo gioco, cercando di alimentare un costante tumulto, ma evitando una guerra aperta con gli Stati Uniti che perderebbe. Gli insorti riconoscono sempre di poter sopravvivere: alla fine la situazione muterà a loro favore.

Allo stesso tempo, la pressione economica sul regime in ragione delle rinnovate sanzioni americane, parte della campagna di Trump denominata “massima pressione” ha aumentato il rischio di tolleranza di Teheran stesso, conducendolo ad azioni tipo l’abbattimento del drone di sorveglianza americano.

Il regime iraniano vede se stesso in un grave pericolo.

Se dunque l’Iran ha adottato la tattica dell’insurrezione come strategia di sicurezza nazionale, come dovrebbero rispondere gli Stati Uniti?

L’approccio americano alla contro-insurrezione è basato essenzialmente sull’assistenza al partner locale fino al punto in cui può affrontare gli insorti da solo. Tuttavia gli oppositori dell’Iran nel Medio Oriente non sono affatto deboli. Israele, Arabia Saudita e le più piccole nazioni del Golfo sono armate fino ai denti e perfettamente in grado di prevenire un’egemonia iraniana regionale da soli. Pur tuttavia fino ad ora sono stati capaci di convincere gli Stati Uniti a farlo a posto loro.

La classica “contro-insurrezione” non è una strategia efficace perché l’Iran ha ancora accesso alle risorse e al sostegno esterno, malgrado le sanzioni americane. Gli sforzi degli Stati Uniti di tagliare completamente fuori Teheran dai mercati petroliferi mondiali e dal mercato globale armi difficilmente porteranno frutto, almeno fino a quando la Russia, la Cina e l’India – tutte meno ossessionate dalle minacce poste dall’Iran piuttosto che da quelle degli Stati Uniti – si rifiuteranno di stare al gioco.

La contro-insurrezione spesso fallisce quando gli insorti hanno accesso alle armi o ad altre risorse dall’esterno.

La classica contro-insurrezione è fondata sul porre fine al controllo degli insorti su parti di un Paese così che il governo nazionale può prendersene carico. Tuttavia anche se gli Stati Uniti potessero causare il collasso del regime iraniano, non vi è nulla per rimpiazzarlo.

Coloro che desiderano a gran voce il collasso dell’Iran sembrano aver dimenticato troppo rapidamente le lezioni dell’Iraq. Il risultato più probabile sarebbe una guerra civile massiccia e disastrosa significativamente più pericolosa rispetto alle azioni  dell’odierno regime.

La storia ci suggerisce che i movimenti politici o le nazioni che adottano la strategia dell’ “insorto” lo fanno solo per disperazione, perché essi sono troppo deboli per portare avanti i loro interessi in altri modi. Ed è proprio questa la situazione dell’Iran: il regime percepisce se stesso in grave pericolo, una visione che sembra essere confermata dalle precedenti azioni americane e dall’attuale politica dell’amministrazione Trump.

Sebbene Teheran preferirebbe mettere in sicurezza il proprio regime attraverso lo strumento militare convenzionale o attraverso il potere nucleare, non potendo allontanare gli Stati Uniti dal Medio Oriente in questi modi, continuerà con l’unica strategia disponibile: l’insurrezione regionale.

 

Gennaio 29 2016

Sanzioni ed imbarazzi

sanzioni ed imbarazzi

I settori che beneficiano della cessazione del regime delle sanzioni all’Iran da parte dell’Europa e gli imbarazzi che l’Italia crea al mondo intero fin dal 1999.

L’alacrità con cui i nostri politici hanno buttato al vento i nostri valori e l’eredità storica nella speranza di ricevere qualche vantaggio dal post sanzioni ha imbarazzato gli italiani come popolo, ci ha messo in ridicolo agli occhi di tutto il mondo e purtroppo non è la prima volta.

Gli imbarazzi: la linea guida della politica estera italiana.

La condotta scellerata dei politici italiani, non nuova, ha la macro conseguenza di avverare le predizioni degli oppositori dell’accordo sul nucleare: quello che speravano di evitare è avvenuto. Che il mondo dovesse in un qualche modo adattarsi all’Iran perché “porta soldi”, che si facesse il clamoroso errore di placarsi dall’impulso di denunciare gli eccessi ideologici della Repubblica Islamica alla vista di un portafoglio pieno di miliardi di euro. Lasciar scivolare via l’impulso di criticare l’Iran per il supporto al terrorismo internazionale: l’utilizzo di Hezbollah come supporto di terra pro Assad in Siria.

La deferenza italiana a Rouhani ha un precedente con un altro presidente iraniano: Khatami, 1999, governo D’Alema.

Le foto della cena di stato offerta dall’Italia fanno il giro del mondo e fanno infuriare gli oppositori all’agenda riformista di Khatami: tavola imbandita con bicchieri pieni di vino!

sanzioni ed imbarazziIl presidente Khatami, all’epoca per evitare che il fiasco di Roma si ripetesse nelle successive visite negli stati europei, fece includere incontri a colazione, dove evidentemente era più possibile che non fosse servito dell’alcool.

Tuttavia gli imbarazzi a cui ci espone il presidente del Consiglio Renzi non sono nuovi. Nell’ottobre del 2015 in occasione della visita di Mohammed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, principe di Absanzioni ed imbarazziu Dhabi, ha coperto con una barriera con il Fleur de Lis, l’icona di Firenze, l’opera dello scultore americano Jeff Stone: Gazing ball.

La statua raffigura un uomo nudo in stile greco – romano che tiene in equilibrio una sfera di vetro blu su una spalla.

 

Chi beneficia della cessazione del regime delle sanzioni all’Iran?

L’Iran è stato sottoposto ad un duro regime di sanzioni da diversi attori importanti nel panorama internazionale: Stati Uniti, Nazioni Unite, Unione Europea, imposte dal 1979 in risposta alla crisi degli ostaggi del ’79-’81; mentre il Consiglio di Sicurezza ha implementato le sue prime sanzioni nel 2006 e nel 2007 l’ha seguito l’UE. Molte delle sanzioni riguardavano la violazione dei diritti umani, il terrrorismo internazionale e non erano collegate con il programma nucleare iraniano. Quindi molte di queste sanzioni resteranno.
Gli uomini d’affari americani e cittadini ordinari, resteranno, per la maggior parte, incapaci di fare affari con l’Iran senza una specifica autorizzazione.

L’Europa, dall’altra parte, è molto più vogliosa di togliere le sanzioni all’Iran, perché ne beneficeranno il settore finanziario, le imprese assicurative, il settore energetico, il trasporto e le spedizioni.
Quindi, mentre molte delle sanzioni americane resteranno, la cessazione delle sanzioni europee sarà fonte di benefici per una serie di industrie, soprattutto energetiche e dei trasporti.
L’industria finanziaria ne beneficerà in larga misura, perché proprio negli ultimi 3 anni, hanno proibito l’uso dello SWIFT, il sistema globale dei pagamenti, per condurre affari con le banche iraniane. La riammissione dell’Iran nello SWIFT darà il via a nuove opportunità per la finanza internazionale. Siccome le transazioni finanziarie riguardano tutti i tipi di industrie ci saranno significative opportunità che arriveranno dall’accesso dell’Iran al sistema globale dei pagamenti.
L’Iran è il quarto paese con le più larghe riserve di greggio e il secondo per le riserve di gas naturale dunque la cessazione del regime sanzionatorio europeo rappresenta una grandissima opportunità per le compagnie energetiche globali. Mentre le compagnie americane energetiche avranno un periodo più difficile, le imprese europee come la Royal Dutch Shell o la Total SA vedranno un incremento delle opportunità di affari. Tuttavia altre compagnie collegate all’industria del petrolio come quelle che costruiscono i camion o che forniscono i servizi sul campo dovrebbero beneficiare dell’apertura del mercato iraniano.
Il trasporto è un altro settore che vedrà benefici, dal momento che l’aviazione civile è una delle eccezioni nella lista delle sanzioni americane ancora imposte all’Iran, i produttori di aeroplani americani, la Boeing Co., dovrebbero vedere un aumento dei guadagni, come ha dichiarato il ministro dei trasporti iraniano che ha reso noto che rimpiazzerà almeno 400 aerei commerciali in una decade.
I produttori di autovetture avranno dei guadagni ingenti dal grande mercato iraniano. La Peugeot, il produttore francese, rimosso nel 2012 dal mercato iraniano che era  il suo secondo mercato più grande, è al momento in negoziazioni con un partner per riprendere l’assemblaggio delle auto come parte di un progetto di joint – venture in Iran.

L’Iran si adatta al mondo e non viceversa

La Repubblica Islamica è di nuovo in affari: ed è proprio quello che Teheran voleva e quello per cui è stato eletto Rohani. Una specie di redenzione imperfetta, incompleta.
Il fatto che molte delle sanzioni unilaterali degli Stati Uniti restano intatte e l’esistenza di incertezze sulla longevità dell’accordo sul nucleare, restringerà gli orizzonti della reintegrazione economica e geopolitica dell’Iran nella comunità internazionale.
La reintegrazione dell’Iran può essere una forza di stabilizzazione, ma sono se Teheran si riconcilia con se stessa con il mondo e non il contrario.

*l’immagine della statua è tratta da “thelocal.it”

Gennaio 20 2016

Implementation day oscurato dal Prisoner day

Implentation day

L’Implementation day, giorno in cui viene diffuso dall’IAEA il rapporto che verifica gli adempimenti dell’Iran viene quasi oscurato dallo scambio di prigionieri tra Stati Uniti ed Iran.

Cos’é l’ Implementation Day?

Il giorno in cui viene diffuso il rapporto IAEA che ha verificato che l’Iran ha adempiuto agli impegni previsti dall’accordo sul nucleare. Vediamo i punti salienti:

-Reattore Arak: l’Iran ha cessato di perseguire la costruzione del reattore Arak basato sul suo disegno originale e ha rimosso l’esistente calandria ( che è il contenitore cilindrico del reattore che contiene il moderatore di acqua pesante. È penetrato da capo a piedi da centinaia di tubi calandria, che aggiustano la pressione dei tubi che contengono il combustibile e il liquido refrigerante)e non é più operativo. L’Iran ha fatto tutte le modifiche necessarie al processo di produzione esistente del combustibile naturale uranio per la modernizzazione del reattore Arak.
La capacità di arricchimento é sotto 5060 centrifughe IR – 1; rimosso tutte le centrifughe aggiuntive e le infrastrutture sono a Natanz sotto continuo monitoraggio.
– L’arricchimento R&D non accumula l’arricchimento di uranio.
Nell’impianto di arricchimento combustibile di Fordow non si sta conducendo nessun arricchimento di uranio o relative R&D
– Produzione di centrifughe e trasparenza nella produzione di componenti delle centrifughe.
Simultaneamente, l’UE termina le disposizione del Regolamento del Consiglio 267/2012 e sospende le disposizioni corrispondenti alla decisione del Consiglio 2010/413/CFSP e gli stati membri cambieranno la propria legislazione successivamente. Le sanzioni tolte includono: la proibizione e autorizzazione a trasferimenti finanziari all’Iran e dall’Iran, su: attività bancarie, assicurazioni, supporto finanziario e commercio con l’Iran, prestiti, assistenza finanziaria, obbligazioni pubbliche garantite dal governo dell’Iran, petrolio, gas e settore petrolchimico.
Nello stesso tempo, gli Stati Uniti cessano l’applicazione delle sanzioni finanziarie e misure bancarie, nel settore petrolchimico ed energetico; transazioni con operatori portuali e spedizioni, commercio dell’Iran di oro e metalli preziosi e la rimozione di centinaia di individui ed entità dalla lista delle Specially Designated Nationals and Blocked Persons List (SDN List), the Foreign Sanctions Evaders List, ovvero the Non-SDN Iran Sanctions Act List. Gli stati Uniti si impegnano anche a permettere la vendita di aeroplani trasporto passeggeri e le relative parti e servizi esclusivamente per uso civile.

Lo scambio di prigionieri oscura l’Implementation day

Implementation DayIn un giro di valzer, l’annuncio del così detto “implementation day” è stato quasi oscurato da un separata ma ugualmente significativa svolta: il rilascio di 5 iraniani – americani detenuti a lungo in Iran.  Prese insieme queste pietre miliari rappresentano un importantissimo passo in avanti per l’Iran e per gli sforzi diffusi del suo presidente, Hassan Rouhani, per muovere il suo regime rivoluzionario verso una più grande moderazione sia a casa che all’estero.
Il rilascio dei prigionieri da parte dell’Iran, la maggior parte di doppia nazionalità iraniana – Americana non è stato un atto di generosità. Ogni uomo detenuto fu messo in prigione palesemente con accuse inventate e trattato in un modo terribile durante la detenzione, in cui in un caso è durata per più di 4 anni. La loro libertà avviene come parte di uno scambio di prigionieri che includeva la clemenza per sette iraniani detenuti negli Stati Uniti, così come la rimozione di 10 iraniani dalle liste dell’Interpol. Gli accordi non includevano l’uomo d’affari americano Siamak Namazi, che era detunuto da ottobre, neppure l’ex agente dell’FBI Robert Levinson che è scomparso in Iran nel 2007.
Il rilascio di 5 americani detenuti rappresenta un passo indietro iraniano su una questione centrale per le ideologie di regime. Per Tehran, imprigionare americani non era mai stato motivato dalla prospettiva di un profitto. Piuttosto, il centro di gravità all’interno dell’elite iraniana al potere rimane che c’è una cospirazione guidata dagli americani per il cambio di regime, facilitato da coloro che hanno la doppia nazionalità come quelli arrestati.
Teheran non prende alla leggera queste minacce percepite ed i suoi leader non rilasciano presunte spie americane volentieri. Questi mesi di negoziazione che hanno dato vita allo scambio di prigionieri racchiudono un considerevole investimento di capitale politico da parte di politici iraniani più pragmatici.
Ancora più significativo è il tempo dello scambio di prigionieri.Gli sforzi fatti per enfatizzare che i colloqui sul destino dei prigionieri erano distinti dai colloqui sul nucleare, il loro rilascio lo stesso giorno in cui iraniani, americani ed europei si erano riuniti per formalizzare l’adempimento dell’accordo sul nucleare fanno evidentemente associare il rilascio dei detenuti americani con l’accordo.
La confluenza dei due eventi rafforzerà soltanto la convinzione dei conservatori iraniani dei complotto e gli alleati americani nel golfo vedranno lo scambio di prigionieri come una prova di quello che hanno sempre sospettato e di cui hanno molta paura.
L’odierna leadership iraniana non cerca nè il pieno riavvicinamento neppure è preparata a pagare il prezzo che questa retromarcia potrebbe contenere.
Molti commentatori si sono focalizzati sulle rivalità delle fazioni iraniane, prendendo gli ultimi sviluppi come una vittoria dei moderati sui conservatori. Tuttavia questa enfasi sulle fazioni tende ad essere esagerata e troppo semplificata. L’assortimento iraniano dei gruppi politico – ideologici è fluido e multi – valente, essi cooperano anche se competono e le loro differenze verranno sovrastate dal loro comune impegno per la continuazione del sistema di governo.
In contrasto, le linee divisorie dell’autorità istituzionale nella Repubblica Islamica sono sempre state più strenuamente demarcate. La presidenza iraniana è costruita con un ruolo deliberatamente subordinato e ognuno dei predecessori di Rouhani si è irritato per le sue limitazioni.
Il successo è anche un testamento dell’amministrazione Obama nella diplomazia. I repubblicani nella campagna presidenziale sono stati molto vocali nel criticare le negoziazioni e le concessioni a Teheran, ma è difficile immaginare che ci sia una trazione aggiuntiva da vincere per aver liberato americani innocenti.

Gennaio 19 2016

L’accordo sul nucleare: capirlo in pochi facili passi

accordo sul nucleare

Iniziamo la rubrica “vedremo un McDonald a Teheran” cercando di capire cosa è l’accordo sul nucleare

L’accordo sul nucleare, partorito dopo 12 mesi di negoziazione, un successo per la diplomazia, che prevede una linea temporale di 10 anni. Ci sono diversi punti a sfavore.

Il 14 luglio 2015, giorno in cui è stato raggiunto l’ accordo su un piano congiunto di azione detto JCPOA sul nucleare in Iran hanno tutti gridato al trionfo della diplomazia, all’aver evitato una guerra. Ci sono voluti ben 12 mesi di negoziazione tra i P5 (Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Cina e Russia) e il “+1”: l’Iran.
Il testo ha un totale di 159 pagine, 18 rappresentano il JCPOA stesso, poi ci sono 141 pagine divise in 5 annessi. E’ un documento estremamente complesso, che cerca di abbracciare e indirizzare tutte le questioni sulle controversie del programma nucleare iraniano, da quali e quanti tipi di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio l’Iran potrà mantenere operative, alle specifiche tecniche della trasformazione del reattore Arak in un design meno sensibile alla proliferazione a una quantità enorme di disposizioni dettagliate sulla precisa sequenza delle sanzioni che verranno revocate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea (UE).

Il 20 luglio 2015 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adotta la risoluzione 2231 attraverso cui sostiene l’accordo sul nucleare.

Che cos’è l’accordo sul nucleare?

E’ un accordo di qui pro quo per il quale l’Iran accorda a delle significative limitazioni del suo programma nucleare civile e ad un’intesa attività ispettiva dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) allo scopo di verificare la continua, pacifica natura del programma. Quindi i P5+1 hanno convenuto in una revoca coordinata delle sanzioni economiche e finanziare che sono state imposte all’Iran nei passati 6 anni sia dal Consiglio di Sicurezza agendo multi – lateralmente che dagli Stati Uniti e dall’UE in particolare, agendo unilateralmente.

Lo scopo dell’accordo

L’Iran verrà sostanzialmente trattato come uno stato che produce normalmente energia nucleare, al pari del Giappone, della Germania e di altri stati parte del Trattato del 1968 sulla Non – proliferazione nucleare.

L’implementazione

La precisa sequenza dell’implementazione degli impegni del JCPOA è stato uno dei temi maggiormente discussi. Il piano prevede approssimativamente una linea temporale di 10 anni. Tecnicamente il cosiddetto giorno in cui le risoluzioni del Consiglio di sicurezza avranno termine è stato programmato tra 10 anni a partire dal giorno dell’adozione che è stato pianificato essere 90 giorni dopo l’ ”approvazione” del JCPOA da parte del Consiglio di Sicurezza. La revoca finale di tutte le sanzioni unilaterali e multilaterali dovrebbe avvenire nel giorno cosiddetto di “transizione”, che è definito essere 8 anni dopo il giorno dell’adozione ovvero quando i rapporti della IAEA indicheranno che tutto il materiale nucleare iraniano è destinato ad un uso pacifico.

Meccanismo di risoluzione delle controversie

Viene creata una commissione congiunta composta da un rappresentante di Cina, EU, Francia, Germania, Iran, Russia, UK, Stati Uniti.
Pro: Creare un giusto processo, con scadenze predefinite in modo che le controversie non si possano prolungare all’infinito. Ogni membro del Consiglio di Sicurezza con potere di veto, potrebbe, assicurare che le sanzioni vengano re – imposte se non sono soddisfatte con i risultati delle deliberazioni della Joint Commission ovvero non sono soddisfatte con la performance della parte che è sotto esame.

Contro: l’Iran ha dichiarato che se le sanzioni vengono re – imposte in tutto o in parte, le tratterà come la base per  cessare di impegnarsi ad implementare l’accordo sul nucleare in tutto o in parte. Sarà molto più difficile per i governi legittimare ogni risposta al di fuori dal JCPOA, inclusa ogni risposta unilaterale, alle violazioni iraniane all’accordo intese a prevenire l’Iran dall’acquisizione di armi nucleari almeno e fino a quando il processo della commissione si sia esaurito.
Realisticamente, la volontà degli stati di tenere responsabili altre parti per l’implementazione ed intraprendere i passi necessari per farlo rispettare dipenderanno dalle circostanze che si paleseranno. Queste circostanze includeranno la performance dei termini specifici del JCPOA così come dinamiche politiche, economiche e di sicurezza più ampie, anche se il JCPOA è confinato alla materia relativa al nucleare.

Riduzione delle centrifughe IR-1s

Oggi, molte delle delle 19000 centrifughe di gas so a bassa capacità IR – 1s, ma l’Iran ha messo su macchine più avanzate IR – 2m e sta sviluppando modelli più potenti. Per 10 anni, l’Iran ridurrà di circa 2/3 le sue 19,000 centrifughe. L’Iran potrà avere solo 6,104 centrifughe IR – 1 di prima generazione installate e non ne potrà usare più di 5,060 per arricchire l’uranio. Per 15 anni, l’Iran non potrà costruire nuovi impianti di arricchimento, ma deve ridurre le sue scorte di uranio arricchito di circa 10000 chilogrammi a 300 chilogrammi (arricchite al massimo livello di 3,67 %). l’Iran sarà soggetto a strette limitazioni su tutte le centrifughe R&D per 8 anni. Lavori saranno permessi solamente su un numero limitato dei modelli più avanzati a condizione che le operazioni di controllo e di prova non contribuiscano alle scorte iraniane di uranio impoverito. Trascorsi 8 anni, le restrizioni sullo sviluppo di tecnologie avanzate verranno rimosse.

Pro: per 8 anni, il tempo che l’Iran necessiterebbe per produrre abbastanza uranio impoverito per un’arma nucleare, il cosiddetto “breakout time” – dai 2 ai 3 mesi sarebbe aumentato ai 12 mesi. La IAEA sarebbe capace di rilevare se l’Iran sta imbrogliando sui limiti di arricchimento in ogni impianto dichiarato.
Contro: l’Iran conserverebbe un programma di arricchimento su una scala che fino a questo momento non è stata giustificata dai bisogni pratici del paese. Dopo che le restrizioni da 10 a 15 anni saranno terminate, l’Iran potrebbe espandere le sue attività di arricchimento senza restrizioni sulla tecnologia, sul livello, e sulla locazione. Potrebbe anche sviluppare centrifughe più avanzate e più potenti, incluse quelle che sono oggetto delle restrizioni dell’accordo sul nucleare.

Il sito Natanz

Natanz è il  più grande sito iraniano  di arricchimento dell’uranio e la rivelazione che nel 2002 l’Iran l’aveva costruito in segreto fece scatenare la crisi nucleare. Infatti, ci sono due impianti di arricchimento a Natanz. Uno è una struttura di scala industriale disegnata per 50,000 centrifughe ed è al momento equipaggiata con più di 15,000 centrifughe IR – 1 e circa 1,000 IR – 2ms. Una seconda, più piccola è usata per le operazioni di verifica di centrifughe avanzate e in sviluppo e fino al 2013 arricchite al 20%. Secondo il JCPOA, l’Iran è limitata a tenere operative solo 5,060 centrifughe IR – 1 a Natanz per 10 anni. Tutte le centrifughe IR – 2m saranno rimosse e conservate in un programma monitorato dall’IAEA
Pro: per 10 anni, l’Iran sarà solo capace di arricchire usando le sue centrifughe IR-1
Contro: dopo 10 anni, l’Iran potrebbe iniziare ad incrementare l’arricchimento di uranio con centrifughe più avanzare, e quindi incrementando la sua capacità di arricchimento.

Il reattore IR – 40 ad Arak

accordo sul nucleareDal 2006, l’Iran ha sfidato le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che ordinavano la sospensione della costruzione del reattore IR – 40 ad Arak un reattore ad acqua pesante idealmente adatto alla produzione di armi al plutonio. Secondo il JCPOA l’Iran non completerà l’IR-40 come pianificato, ma modificherà il suo disegno, limiterà le sue attività che includono l’acqua pesante e rimuoverà dal reattore il combustibile irradiato. L’Iran si impegna a non ri – processare il combustibile spento per 15 anni e dichiara di non intenderlo farlo dopo.

Pro: la modifica del progetto IR-40 ridurrà significativamente la quantità del plutonio che potrebbe essere prodotto ad Arak e assicurerà che se l’Iran cerca di produrre armi al plutonio, lo potrà fare solo con piccolissime quantità.
Contro: dopo 15 anni, l’Iran potrebbe decidere di ri – processare il combustibile.

Gennaio 19 2016

Vedremo un McDonald a Teheran?

McDonald

Da oggi nasce una nuova rubrica sul mio blog!

McDonaldSeguiamo insieme gli sviluppi dell’accordo sul nucleare e cerchiamo di capire se vedremo il McChicken servito sui tavoli di un McDonald a Teheran

Vedremo che vuol dire questo accordo anche per la politica interna dell’Iran.

Insomma cercheremo di capire se questo accordo sul nucleare funziona e chi ci guadagna.

Stay tuned!