Settembre 20 2015

Libia: situazione politica

Nel frattempo al lavoro c’è l’International Contact Group per la Libia (Algeria, Angola, Ciad, Cina, Egitto, Francia, Germania, Italia, Libia (solo rappresentanti del governo di Tobruk), Niger, Nigeria, Russia, Sud Africa, Spagna, Tunisia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Zimbabwe, Unione Europea e Nazioni Unite). Ebbene al quarto incontro del giugno di quest’anno, a parte esprimere grande preoccupazione, condannare ostilità, preoccupazione per la diffusione di reti criminali, cosa fa? Da brividi… Riafferma che non ci può essere una soluzione militare al conflitto e invita tutte le parti a rifiutare completamente l’uso della forza militare. Per rafforzare questo grande sforzo risolutivo, affermano di sostenere il dialogo sostenuto dalle Nazioni Unite e il Governo di Unità Nazionale. Morale della favola: che ci pensino le Nazioni Unite! Non vi sfuggirà che nel gruppo di contatto è presente un rappresentante delle Nazioni Unite.
E arriviamo a settembre, mese in cui Bernardino Leon, a capo della Missione delle Nazioni Unite di supporto in Libia (UNSMIL), presenta una nuova bozza (quarta versione) dell’accordo politico per la Libia in un incontro che fa parte del più ampio Processo di Dialogo Politico in Libia, a Shirkat in Marocco.
La bozza di accordo è il prodotto di 5 mesi di intense negoziazioni con l’obiettivo di creare un Governo di Accordo Nazionale(GNA). Il parlamento conosciuto con il nome di House of Representative, rimarrà in piedi e sarà la legislatura ufficiale. Il governo di Tripoli verrebbe dissolto, ma i suoi 90 membri sarebbero inclusi in un nuovo apparato politico di 120 membri chiamato High Council of State (HCS). La bozza afferma che il consiglio sarà: “il più alto apparato consultivo” e la sua opinione vincolante per i disegni di legge e per le decisioni del governo. Inoltre si prevede un meccanismo per integrare le milizie nelle forze armate quello che è sempre fallito finora. Prevede che il Governo di Accordo Nazionale agisca come una sorta di autorità esecutiva che controlli le vitali istituzioni statali. L’accordo e i suoi annessi includeranno: la nomina del Consiglio Presidenziale del Governo di Accordo Nazionale (GNA), del gabinetto e di un meccanismo per la scelta dei membri del HCS, definendo la sua organizzazione e le sue funzioni.
I limiti di questo accordo politico.
1. Attenzione! L’accordo politico facilitato da UNSMIL non è un accordo internazionale, è un contratto tra parti libiche, incluso istituzioni e individui, che è facilitato e implementato con i buoni uffici delle NU. L’Art. 59 dell’accorto prevede l’opzione per il GNA di richiedere al Consiglio di Sicurezza una risoluzione che adotti l’accordo. Questo articolo più che parlare della Libia, come Stato, come popolo unito malgrado le diversità amaramente confessa che i due governi in competizione sono appoggiati da paesi esteri e che con la risoluzione i paesi in lotta per salvaguardare i proprio interessi in Libia dovranno cercare un compromesso se non vogliono violare una risoluzione delle NU. Ed è un passaggio che personalmente trovo sia una sconfitta per la Libia. Uno Stato non ha bisogno che una risoluzione ad hoc del Consiglio di Sicurezza dica che esiste il suo governo. Quindi siccome finora il team delle NU non ha né raggiunto né coinvolto gli attori regionali che influenzano le parti in lotta, se verrà firmato l’accordo verranno legate le loro lunghe mani dall’art. 59. Non è sconosciuto a nessuno che Egitto e Emirati Arabi Uniti appoggiano, sostengono, finanziano HoR e Turchia e Qatar il GNC.
2. La procedura di selezione del primo ministro del governo di unità e dei suoi due deputati è il punto più critico per l’implementazione dell’accordo. Insieme queste tre posizioni formeranno il Consiglio Presidenziale, ognuno con un uguale potere di vero su decisioni governative chiave, soprattutto per il settore sicurezza. A loro verrà anche dato il compito di proporre una linea di governo. Altro limite: l’accordo di Skhirat non prevede una procedura concordata su come queste figure chiavi verranno scelte.
3. Il piano delle Nazioni Unite assume che ci siano solo due parti che combattono l’un altro, ma ci sono una moltitudine di differenti milizie di cui perlato non è chiara quale sia la reazione se il piano non dovesse funzionare.
4. I colloqui di pace si sono sempre svolti al di fuori della Libia, dando vita a malcontento e ad un irrigidimento nella visione che l’Occidente voglia mettere le mani sullo Stato della Libia.
5. L’assenza di un binario parallelo che si occupi soltanto di questioni legate alla sicurezza che avrebbe potuto creare un punto comune e quindi un ponte tra i gruppi armati rivali. Mentre alcuni progressi sono stati fatti nel creare punti di contatto tra fazioni armate opposte nel nord – ovest della Libia, grazie al coinvolgimento dei leader tribali e comandanti militari locali, un più ampio dialogo tra le coalizioni militari nell’est e nell’ovest non è mai iniziato. Così come per il sud, nessun tentativo è stato fatto neanche per iniziare a raggiungere i gruppi li. La difficoltà è stata in parte dovuta alla graduale frammentazione dei due blocchi militari e l’erosione della struttura di comando e controllo che ha dato vita all’assenza di interlocutori chiari e identificabili che potessero essere usati come punti focali per il dialogo.
6. Nell’ accordo non si menziona affatto il sistema giudiziario. L’ultima riforma della Corte Suprema risale al 1969. Numerosi sono stati i richiami di alcune organizzazioni internazionali al rispetto dei diritti umani nelle prigioni libiche. Il sistema carcerario nessuna menzione. La tortura: nessuna menzione.

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Pubblicato Settembre 20, 2015 da barbarafaccenda nella categoria "Maghreb", "Mediterraneo", "politica internazionale

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Esperto politica internazionale

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