Aprile 17 2023

Le guerre proxy: il Wagner

Wagner

I private military security contractors (PMCs) russi sono giocatori cruciali nelle attuali guerre proxy nel Medio Oriente, nella sua periferia e nel continente africano. Forniscono informazioni precise su obiettivi, addestramento, sostegno logistico, protezione di infrastrutture e una rete di protezione per le milizie proxy ed i gruppi paramilitari in Ucraina, Siria, Libia, Sahel, Mozambico, Repubblica Centrafricana.

Le loro operazioni segrete – reali o immaginate – sono anche cruciali nel plasmare la strategia russa di gestione dell’intensificazione, così come le relazioni con avversari ed alleati.

Mosca nega qualsiasi collegamento al Wagner Group e resta aperta la domanda sul grado di controllo che il Cremlino esercita su di esso. Sono semplicemente dei volontari patrioti, come rivendica il Cremlino? Sono mercenari, guerrieri aziendali, soldati in prima linea?

Le relazioni del Wagner con i proxies locali sono una forza moltiplicatrice che permette al Cremlino di estendere la sua influenza al di là del territorio russo.

Molti confondono le operazioni dei PMCs russi con una nuova formula di guerra ibrida, ma nei fatti loro rappresentano più continuità che novità con gli sforzi dell’era sovietica di nascondere l’assistenza militare a insorti paramilitari che operano ben oltre le linee avversarie.

Le PMCs sono, in teoria, un modo attrattivo di abbassare i costi di intervento, mentre si estende la portata russa.

La Russia accorda alta qualità al controllo della narrativa. La narrativa del Wagner Group di “guerrieri fantasma” su vasti campi di battaglia, oscura gli obiettivi operativi, le tattiche, la diversità degli agenti a lavoro.

Separare il mito dalla realtà sui PMCs russi è cruciale per comprendere le strategie proxy russe.

PUNTI CHIAVE

  1. I PMCs russi sono ideati, progettati per l’inganno strategico (strategic deception).

Scappatoie legali permettono ai PMC russi di adottare espedienti per evitare i divieti nazionali ed internazionali contro l’attività mercenaria:

Ai cittadini individuali è vietato dalle leggi russe l’attività mercenaria, ma leggi promulgate dall’amministrazione Putin facilitano le imprese statali a formare degli eserciti privati con un ampio spazio operativo di manovra .

Diversi PMC russi operano come team congiunti con l’esercito russo secondo accordi contrattuali speciali tra ministeri del governo e imprese statali strategiche.

Le norme internazionali ed i protocolli sulla condotta dei PMSC (Private Military Security Companies) hanno fallito di affrontare i vuoti giuridici che permettono alla Russia una eccessiva ed ampia interpretazione dei principi di difesa collettiva.

2. Le PMC russe sono prodotti della privatizzazione post sovietica del compromesso militare – industriale russo e del riconsolidamento dello stato di sicurezza nell’era Putin. Le loro strutture riflettono la cultura e la gerarchia dei servizi di sicurezza russi, ma sono stati anche plasmati dalle fasi disgiunte della modernizzazione militare.

Le imprese statali hanno reclutato primariamente i loro eserciti privati da un surplus di presenza di veterani delle forze speciali resi ridondanti dalla riduzione dell’esercito post-sovietico.

Molti gruppi PMC sono unità ricostruite formate dai servizi di sicurezza come FSB (Federal Security Service), GRU (Main Intelligene Directorate), VDV – airborne troops, forze di intervento molto equipaggiate addestrate con operazioni speciali che conducono operazione militari full-scale.

Essi hanno importato in toto le strutture organizzative e la cultura operativa di queste istituzioni.

Le imprese statati strategiche costituiscono una parte sostanziale della clientela dei PMC russi, rendendole integranti ed essenziali alle reti informali che plasmano le politiche domestiche e la politica estera di Putin.

3. La Russia utilizza le PMSC per perseguire fini strategici che dimostrano la continuità con le azioni strategiche del Cremlino. I cardini della Dottrina Primakov di multipolarità e proiezione di potenza nel fianco sud della Russia restano un quadro chiave della strategia russa. La guerra proxy è un mezzo per questi fini.

Molte delle stesse imprese che sono servite come principale strumento del Cremlino per influenzare i proxies, gli alleati, nell’era sovietica, servono ancora oggi come la base delle operazioni delle PMSC russe.

Le PMSC rafforzano gli interessi di sicurezza nazionali russi in aree del mondo dove non può permettersi che l’instabilità politica abbia degli effetti negativi sull’energia, sull’esportazione di armi.

IL PUZZLE DELLA STRATEGIA RUSSA DI GUERRA PROXY

Nei conflitti contemporanei, i conflitti proxy devono essere compresi in termini di relazioni incastonate all’interno di complesse reti di potere ed influenza.

Il VEGA , un altro distaccamento con legami con Wagner, è attivo in Siria dal 2013 nella protezione di progetti energetici, industria estrattiva e addestramento di forze locali.

Il Cremlino ha creato un regime di licenza quasi legale che permette alle PMSC con contratto di assicurare un passaggio sicuro per le maggiori imprese statali come Rosoboronexport.

Libia – Arab Spring 2011, le PMSC russe si riversano nella Regione per mettere al sicuro gli assetti russi, fornire protezione ai personaggi di spicco ed assicurare il trasferimento di armi. L’instabilità nella Regione presenta anche un’opportunità per le industrie russe, in particolare la Rosoboronexport, il braccio di esportazione della Rostec. Quando gli Stati Uniti congelano fuori dai mercati globali la Siria e la Libia e temporaneamente chiudono il rubinetto degli aiuti militari all’Egitto, creano uno spazio per l’aumento dell’influenza russa. La pressione per domare l’instabilità in tutti e tre i Paesi conduce ad un’alta richiesta di armi e li spinge più vicini alla sfera di influenza del Cremlino.

L’intersecazione del collegamento tra individui affiliati con vari contingenti delle varie PMSC russe, milizie separatiste, associazioni militari russe, organizzazioni di veterani, comunità online e offline di auto-proclamati mercenari rafforzano la nozione che il Cremlino segretamente attiva, sostiene ed incoraggia la loro attività. È necessaria una sostanziale quantità di prove da fonti primarie, testimoni per formulare il caso che il Cremlino mantiene il controllo effettivo su questi PMSC nel classico top down sense ed è proprio questo il punto della strategia.

Dal momento che l’obiettivo fondamentale della guerra proxy è di accrescere l’abilità di proiettare potere espandendo influenza, mentre riduce il rischio di rappresaglia, la strategia dipende dalla sua tattica di aumentare l’ambiguità attorno alla natura della relazione sponsor-proxy.

Un’accresciuta ambiguità può garantire agli sponsor proxy, anche se alle volte di breve durata, vantaggi che permettono alla tattica “salami slicing” di non essere notata dai rivali (coniata dal leader ungherese Rakosi come modo per descrivere di dividere e isolare i partiti di opposizione negli anni 1940) “nascondendo il reale” e “mostrando il falso”.

Nel caso del Wagner, il Cremlino ottiene tre distinti, ma importanti, vantaggi tattici.

  1. La distrazione attorno agli schemi strategici di dispiegamento di migliaia di russi operativi manifesta la sorpresa di forza moltiplicatrice;
  2. La mobilitazione a sorpresa dei PMSC in Crimea ha guadagnato tempo per dispiegamenti segreti nel Donbass ed in Siria, accelerando il controllo territoriale e aumentando i vantaggi militari russi;
  3. Almeno inizialmente, la sorpresa e la velocità sia in Ucraina che in Siria ha alimentato la narrativa che la Russia era preparata a cambiare i fatti sul terreno, concedendogli più spazio di manovra a livello diplomatico nelle prime fasi di entrambi i conflitti;

Il controllo dell’informazione è una caratteristica intrinseca della gestione dell’intensificazione e seminare confusione è parte del lotto delle strategie proxy. Le narrative che gli sponsor promuovono sui loro proxies sono importanti nella proiezione di potenza tanto quanto lo sono per la gestione dell’intensificazione.

Il Wagner e l’Africa

Il Wagner nel mondo

Le forze del Wagner soffrono di significative perdite nei combattimenti in Ucraina, Prigozhin, il capo del Wagner ha dunque abbassato gli standard di reclutamento a tal punto che accoglie nei suoi ranghi personaggi che provengono direttamente dalle prigioni russe.

Le relazioni transnazionali del gruppo con i governi del Sahel delegittimano ulteriormente questi regimi agli occhi della popolazione. Nel corso degli scorsi anni in cui vi sono stati coup militari in Mali, Burkina Faso e Chad, i governi legittimi mantengono il monopolio dell’uso della violenza, applicano e fanno rispettare le regole di legge, forniscono servizi di base ai loro cittadini. I Paesi dove il Wagner Group opera non mostrano nessuna di queste caratteristiche; tale situazione incoraggia gli estremisti religiosi violenti – i gruppi jihadisti, a cercare di soppiantare il governo e ad operare in parallelo. L’assistenza del Wagner arriva senza alcuna condizione, cosi i dittatori africani non hanno bisogno di preoccuparsi di lezioni magistrali sui diritti umani, delle iniziative di anti-corruzione e della good governance.

I diplomatici russi hanno interferito e si sono immischiati nelle politiche dei Paesi dove il Wagner è impiegato. Nella Repubblica Centrafricana, i funzionari governativi russi hanno insistito che il Presidente Faustin – Archange Touadéra abolisse le restrizioni costituzionali sul limite del termine presidenziale. Le campagne di disinformazione sostenute dal Wagner e le operazioni di influenza nell’Africa sub-sahariana alimentano un sentimento anti-occidentale tra le popolazioni locali, distorcendo ulteriormente dinamiche politiche già complesse. Gli operativi del Wagner hanno consigliato i dittatori su come gestire ed utilizzare le campagne sui social media per polverizzare i movimenti democratici.

Dal momento che i mercenari del Wagner forniscono solo cooperazione di sicurezza lungo linee cinetiche, respingendo le buone pratiche dell’addestramento di counter – insurgency, come il rafforzamento delle regole di legge, la promozione della good governance e la creazione di un potere giudiziario indipendente – ogni guadagno di sicurezza percepito sarà effimero.

La presenza del Wagner Group ha dato nuova energia ai gruppi jihadisti che hanno preso il controllo di significative porzioni di territorio in tutta la Regione. Ciò ha concesso agli affiliati di Al Qaeda e dello Stato Islamico un più grande spazio di manovra.

La situazione è stata esacerbata dalla rotazione occidentale dal contro terrorismo alla competizione di grandi potenze così come la diminuzione e la ricollocazione delle truppe americane e francesi nella Regione, lasciando un vuoto di potere che il Wagner è entusiasta di riempire.

Il risultato di più attività del Wagner è la tracimazione della violenza in Paesi che non ne erano colpiti incluso il Togo, Benin, Senegal, la Costa d’Avorio. I livelli di violenza accelereranno il movimento di persone tra Paesi che alimenterà discordie nella Regione: insieme di gruppi etnici e religiosi differenti.

Quindi?

I grandi mercenari del diciasettesimo secolo restavano fedeli all’ordine sociale stabilito in cui erano nati, anche se utilizzavano il loro potere militare per estrarne immensi profitti.

Malgrado la loro reputazione di corsari, i mercenari sono profondamente investiti nella sopravvivenza dello status quo della società che fornisce loro un flusso di guadagno sicuro.

L’eccessiva dipendenza dai mercenari può causare una severa distruzione della gerarchia di potere all’interno di uno Stato, anche quando gli imprenditori militari sono profondamente impegnati nella difesa dell’ordine sociale che li mina. Più uno Stato lotta per trovare reclute ed equipaggiamento adeguato per le sue istituzioni formali di sicurezza, più esso dipende dai mercenari per assicurare i suoi interessi, ciò ingigantisce l’influenza degli imprenditori militari all’interno dell’elite al potere a spese dei funzionari ufficiali. Frequentemente tali dinamiche possono anche contrassegnare uno spostamento dell’influenza da una parte dell’esercito regolare all’altra, dal momento che le reti di ufficiali con stretti legami con i PMC intrecciano la loro ascesa al punto più alto del sistema con la volontà dei mercenari di fornire sostegno sul campo di battaglia.

Tale spostamento dell’equilibrio del potere all’interno di una élite militare al potere ha spesso condotto all’instabilità e persino alla violenza tra fazioni rivali.

Diventare troppo dipendenti da un leader mercenario con il suo proprio, semi-autonomo, flusso di guadagno può condurre ad una perdita di controllo sugli eventi sul terreno.

Ferdinando II l’ha scoperto nella modo più aspro dopo aver promosso Albrecht von Wallenstein (uno dei più aspri rivali di Tilly) nel 1623. Nel punto più alto del suo potere, Wallenstein esercitava un controllo più diretto sulle strutture militari che difendevano l’Impero rispetto al suo imperatore. Tre secoli più tardi, i funzionari del governo francese compiono lo stesso errore negli anni 1970, quando arruolano mercenari come Bob Denard per organizzare i loro interventi in Africa. Denard persegue le sue proprie ambizioni nelle Comore e in altri luoghi così implacabilmente che alla fine causa più guai di quello che valeva per i suoi sostenitori a Parigi.

Le leadership statali hanno eliminato o comprato gli imprenditori militari le cui ambizioni minacciavano di destabilizzare l’élite al potere. Wallenstein termina la sua scalata al potere con il suo assassinio da parte degli agenti di Ferdinando II nel 1964; Denard trascinato fuori dalle Comore e gettato in prigione a Parigi nel 1995 dagli stessi servizi di sicurezza francesi che lo avevano finanziato per tanto tempo. Nondimeno, tali sforzi implicano dei costi sostanziali al sistema statale o in termini di violenza necessaria per schiacciare una minaccia potente o vaste somme di denaro per pagare attori armati ad abbandonare la scena.

Nello scenario più probabile in cui lo Stato russo alla fine controlli il Wagner, lo sforzo di assoggettare gli imprenditori militari sarà una sfida spaventosa per le istituzioni statali russe che già affrontano enormi problemi economici e politici.

Un fallimento in Ucraina potrebbe anche discreditare seriamente l’apparato militare russo e indebolire la capacità di Putin o dei suoi successori di contenere i mercenari che ha pagato ed equipaggiato – e se ciò accadesse, l’odierna, parziale, privatizzazione delle operazioni militari potrebbe finire per essere uno dei diversi fattori di disfacimento della coesione dello Stato russo stesso.

Qualche che sia lo scenario, è alta la probabilità che i mercenari del Wagner, sia che sognino che il loro status sia innalzato in onore del loro sfruttamento, sia che vengano assassinati dal loro proprio governante come è stato per Wallenstein o come Tilly, restino isolati in qualche campo di battaglia, lontano da casa, ad un passo dai loro avversari.

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Pubblicato Aprile 17, 2023 da barbarafaccenda nella categoria "politica internazionale

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Esperto politica internazionale

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