Marzo 31 2016

Jihad, califfo e califfato: istruzioni per l’uso

jihad

Jihad, califfo e califfato sono i termini più usati nei talk show, ma sanno veramente ciò di cui parlano?

Tutti coloro che cercano di fare chiarezza su temi complessi, per renderli fruibili a tutti, perché ognuno deve poter elaborare una sua personale opinione, sono le voci fuori dal coro, scomode e alle volte finanche fastidiose.  Ritengo invece che sia necessario e oserei dire: fondamentale, conoscere il significato dei termini che si usano, la loro storia, per poter anche decodificare i discorsi di coloro che si servono di questi termini per fare propaganda politica, per l’audience o qualche copia in più. 

Jihad

E’ un termine incredibilmente complesso. Nel Corano esso è utilizzato in riferimento all’attitudine di essere proteso al servizio degli scopi di Dio su questa terra. La parola è stata usata per catturare un ampio spettro di comportamenti che oscillano dal sacrificio spirituale (alle volte ci si riferisce a ciò con il termine greater jihad) al conflitto armato (lesser jihad). Uno studioso indo – pakistano islamista del XX secolo sostenne che dal momento che il mondo stava facendo esperienza di una moderna jahiliyya – periodo di ignoranza che minaccia l’Islam -, era dovere del vero musulmano rispondere a queste crisi combattendo contro l’influenza di individui eretici. Lui raccomandava un approccio metodico per le riforme e soluzioni politiche. Sosteneva che solo un governo può dichiarare il jihad, insistendo che fosse l’ultima possibilità.
Sayyid Qutb salafista, invece, criticava l’idea che governi corrotti potessero essere cambiati da dentro il sistema e sosteneva la rivoluzione. Tuttavia aveva comunque capito che il jihad militante era solo una parte della soluzione ed insisteva che dovesse andare di pari passo alla rivoluzione interna. A dispetto della sua reputazione come fondatore del moderno jihadismo, non esortava alla violenza indiscriminata. Mohammed Abd Al Salam Faraj scrisse che il jihad è secondo solo al credo, un obbligo per ogni devoto musulmano: il jihad militante e l’unica via sostenibile.
Una posizione simile fu articolata da Abdullah Azzam. L’invasione dei non – musulmani nel territorio musulmano ha creato, secondo Azzam, un obbligo d’impegno nel jihad anche se la minaccia non è locale. Azzam essenzialmente sposta i parametri di Qutb verso la difesa delle terre dei musulmani. Jihad difensiva, dunque, risposta giustificata, sempre secondo Azzam, ad una parte esterna che invade uno stato musulmano e in questa situazione i musulmani sono obbligati a rispondere. Pensatori come Qutb, Feraj, Azzam hanno influenzato movimenti salafisti come Al Qaeda e l’ISIS. Ognuno di questi pensatori ha contribuito con un piccolo pezzo agli argomenti utili per giustificare il jihad oggi.

Califfo

Dal momento che il messaggio di Dio indicava che Maometto sarebbe stato l’ultimo profeta, non era chiaro chi dovesse guidare la giovane comunità dopo la sua morte. Secondo un consenso generale la sua famiglia e i suoi seguaci decisero che la comunità sarebbe dovuta essere guidata da un califfo. Non era visto quindi come il sostituto di Maometto o come un profeta, ma semplicemente come leader selezionato per governare nella tradizione che lui (Maometto) aveva stabilito. I primi 4 califfi che governarono consecutivamente dal 632 – 661, conosciuti come Rightly Guided Caliphs continuarono il lavoro che Maometto aveva iniziato supervisionando la compilazione del Corano, consolidando il potere e impegnandosi in una serie di conquiste. La morte del terzo califfo, tuttavia, finì per fratturare la comunità islamica/musulmana in sunniti e sciiti. Per i sunniti, il leader doveva essere qualsiasi componente maschile della tribù Quraysh scelto dalle autorità della comunità. Da qui il termine sunnita che deriva dalla frase “persona della tradizione e della comunità”. Per gli Sciiti, il leader doveva essere un diretto discendente maschio di Maometto. Da qui il termine sciita che è un’abbreviazione di Shi’at’Ali che significa “seguaci di Ali” – genero e cugino di Maometto. Ali, infatti, scelto per essere il quarto Califfo (e l’ultimo dei rightly guided caliphs), fu assassinato e i califfi che seguirono non furono discendenti di Maometto e non ebbero il supporto dell’intera comunità.

Califfato

Durante i primi secoli del califfato, approssimativamente tra il VII e il IX secolo, il mondo islamico fa esperienza di una crescita significativa per una delle società più avanzate dell’epoca. La sua crescita geografica al suo massimo, si estendeva dalla Spagna all’India. Un certo numero di fattori ne determinarono il declino: l’estensione dell’impero rendeva l’amministrazione da un unico punto di potere difficile; le tensioni interne minarono la stabilità del governo. La comunità sciita continuava a sfidare l’autorità del califfo. Per la metà del IX secolo, il califfato era un istituzione indebolita e coloro che credevano nella sua importanza furono costretti a giustificarne la continua esistenza e così facendo offrirono una descrizione accurata dell’ufficio del Califfo: “mantenere l’ortodossia, eseguire decisioni di natura legale, proteggere le frontiere dell’Islam, combattere coloro che si rifiutano di diventare musulmani (quando convocati), raccogliere le tasse (canoniche) e in generale supervisionare lui stesso l’amministrazione degli affari senza delegare troppa autorità”. Doveva avere qualità fisiche, intellettuali, spirituali e appartenere alla stessa tribù di Maometto. Dopo l’assassinio del califfo regnante nel 1258, durante l’invasione mongola di Baghdad, il mondo islamico viene amministrato localmente senza una sovrastruttura di governo che unisca quello che una volta era un vasto impero. Nel XV secolo emergono un numero di potenti imperi musulmani che controllano la regione. Il più importante è l’impero ottomano che “resuscitò” l’ufficio del califfo e durò più di 400 anni. L’impero ottomano collassa nel XX secolo quando i suoi territori vengono divisi tra francesi e inglesi dopo la prima guerra mondiale e il governo turco (3 marzo 1924, Kemal  Ataturk ) che prese il suo posto abolisce l’ufficio del califfato. Malgrado la comunità musulmana sia stata guidata da un califfo per molta della sua storia, l’ufficio del califfato è mutato nel corso del tempo. Il risultato è che i richiami contemporanei per un ritorno al califfato restano poco chiari su come dovrebbe essere ripristinato l’ufficio del califfo.

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Pubblicato Marzo 31, 2016 da barbarafaccenda nella categoria "politica internazionale

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Esperto politica internazionale

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