Marzo 22 2016

Riflessione a caldo sugli attentati a Bruxelles

Bruxelles

Bruxelles colpita da esplosioni, la tattica terroristica c’è, in attesa di altre notizie e della rivendicazione, rifletto, a caldo sulla situazione.

ore 7;45 del 22 marzo 2016 l’aereoporto di Bruxelles viene sconvolto da due esplosioni, una mezzora più tardi giornali online, televisioni, social media ci rivelano che un’altra esplosione avviene nella metro di Maelbeek, che corrisponde al cuore delle istituzioni europee.

E da qui inizia un rincorrersi di notizie di tutti i generi, dai nomi sbagliati della metro, ai twitter: ” Rettifichiamo”. E ancora immancabile in Italia: solo in Italia: kamikaze! E’stato un kamikaze. Ricordiamo qui che è del tutto errato parlare di kamikaze, basta semplicemente dire: attacco suicida. Non è difficile!

E i social come Facebook si scatenano in un tripudio di bandiere cuore belga. La Farnesina si affretta a dire che finora non ci sono italiani morti, la solita orribile agenzia di stampa che ci fa sembrare il paese che se non sono morti italiani se ne frega. Scorrendo su twitter trovo una cosa che mi ha veramente stupito. Qualcuno Bruxellessi domanda perché i bombardamenti russi in Ucraina, che pure fanno vittime civili, non ricevono la stessa copertura mediatica degli attentati di Bruxelles di oggi.

Qualcun’altro si chiede perché i morti degli attentati in Turchia non hanno ricevuto la stessa attenzione dai media internazionali.

Bruxelles

Quello che sappiamo è che la tattica terroristica usata è ancora quella degli attacchi simultanei contemporanei su luoghi a grande frequentazione di civili. Non sappiamo null’altro per ora, solo una notizia su Telegram che farebbe capo allo stato islamico, ancora da confermare. Non c’è stata nessuna rivendicazione, le uniche dichiarazioni che abbiamo sentito sono quelle del premier belga.

Come in un copione oramai riprodotto a memoria iniziano le interviste e le opinioni di esperti da salotto, degli interventisti da poltrona, di coloro che sanno già tutto, che lo sapevano. Sì, quelli che lo sapevano che colpivano Bruxelles. E immancabili in Italia, puntuali come orologi svizzeri: è colpa dei migranti! Di quelli che in questo momento annegano nel Mediterraneo. Non si può pensare minimamente, come confermano le indagini sugli attentati di Parigi, che sono immigrati di seconda generazione, gente perfettamente integrata nei paesi europei. Perché non si dice? Presto detto: dimostrerebbe il fallimento dei processi d’integrazione finora adottati. Che il pericolo non era al di fuori delle frontiere europee, ma dentro. Che ci sono tante problematiche irrisolte all’interno del carrozzone dell’Unione Europea, come una struttura condivisa di informazioni di intelligence. Che ogni paese se la canta e se la suona da solo senza agire nel quadro delle istituzioni belghe. Ed indipendentemente da chi rivendicherà gli attentati hanno vinto nel dimostrare la debolezza delle istituzioni belghe nel coordinarsi insieme nel fornire la sicurezza.

E nessuno mai ci dirà che bombardare a tappeto la Siria non è servito a niente. Che uccidere con i droni un leader dello stato islamico non ha fermato niente, che le bombe senza strategia non servono proprio a niente!