Ottobre 10 2015

Nobel per la pace alla società civile tunisina

Premio nobel per la pace 2015 alla società civile tunisina: due sindacati, la lega per i diritti umani e l’ordine degli avvocati ci raccontano una storia di democrazia. La società civile tunisina chiave di volta del processo di trasformazione politica.

“Il 9 ottobre 2015 il premio nobel per la pace è stato assegnato al quartetto tunisino”. Questa la notizia che hanno diffuso in Italia. Quartetto di archi, quartetto di cosa? Il quartetto per il dialogo nazionale tunisino, elementi della società civile tunisina.

Facciamo chiarezza.

Formato nell’estate del 2013 in piena rivoluzione dei gelsomini. Permettetemi di ricordare come iniziò questa rivoluzione. Mohammed Bouazzi, 26 anni, protestando per la corruzione del governo si diede fuoco fuori dagli uffici del municipio nella città di Sidi Bouzid. Questo ragazzo aiutava la propria famiglia vendendo frutta su un carretto, s’infuriò perchè funzionari locali pretendevano tangenti e gli confiscavano ripetutamente la merce. Il suo sacrificio simboleggia l’ingiustizia e le dure condizioni economiche in cui versavano molti tunisini sotto il regime di Ben Ali; ispirò le proteste che si estesero a tutto il paese contro la disoccupazione, la povertà e la repressione politica.

Chi fa parte del Quartetto?

L’Unione generale del lavoro tunisino assume le redini della creazione di un’alleanza della società civile. Il suo leader Houcine Abbassi, convinse il suo storico rivale: la Confederazione tunisina dell’industria, commercio e artigianato ad unire le forze. Poi si aggiunsero la Lega per i diritti umani tunisina e l’ordine degli avvocati tunisino.

Perché è così importante?

La storia della Tunisia è quella dell’abilità di attori estranei al processo politico standard di entrare nel processo e servirlo come mediatori o critici ovvero entrambi. L’Unione generale del lavoro tunisino che conta più di mezzo milione di iscritti (il 5% della popolazione totale), una branca in ogni provincia e 19 organizzate a seconda dell’attività, penetra la società fino alle radici. La sua influenza economica unita all’estesa esperienza di mediazione e negoziazione acquisita attraverso le trattative giocarono un ruolo cruciale nel 2013.

Questa storia ci insegna che il ruolo della società civile è cruciale per la trasformazione politica. Malgrado quello che pensano i grandi seduti nelle loro comode poltrone a New York nel palazzo di vetro, la società civile conta parecchio, soprattutto perché si tratta proprio di quelle stesse persone il cui destino è appeso al filo di un processo di trasformazione. La road map del Quartetto raggiunta in mesi e mesi di negoziazioni anche aspre, combinava la legittimità elettorale (solo i partiti eletti all’Assemblea Costituente erano invitati a partecipare all’accordo per il Dialogo Nazionale) e il consenso della legittimità: ogni partito aveva due rappresentanti, indipendentemente dalla grandezza del partito,  preservando le istituzioni governative (l’Assemblea non fu sciolta) mentre si modificavano le loro funzioni.

Questa è una vera storia di democrazia nel vero senso della parola. Una storia ONESTA di un dialogo nazionale promosso dagli stessi tunisini e non imposto da zelanti burocrati occidentali. Una storia in cui si è deciso il destino di un popolo non nelle stanze chiuse di partiti, storia da cui l’Italia dovrebbe prendere esempio. Peccato che il nostro presidente del consiglio pensa solo ad attaccare le organizzazioni sindacali e che si è dimenticato totalmente dell’esistenza della società civile, giacchè decide tutto lui. Attenzione perché Ben Ali non è più al suo posto proprio grazie a loro.