Marzo 2 2019

Vertice Kim-Trump: analisi di un fallimento

Kim

Forse qualcuno di voi si è chiesto perché il vertice tra Donald Trump e Kim Jong Un sia fallito.

L’ultima cosa che vuole Kim è un boom economico che creerebbe una élite, e persino un ceto medio,

meno dipendenti da lui.

Diversamente dall’Unione Sovietica dopo Stalin o dalla Cina dopo la morte di Mao, il Nord Corea non è governato da una élite collettiva convinta che le riforme economiche siano cruciali per la sopravvivenza del regime. Il Nord Corea resta una dittatura parassita con un obiettivo principale: tenere il leader massimo al potere. Nella psicologia contorta di un sistema totalitario, la dipendenza dal regime è più importante della prosperità.
Gli Stati Uniti insistono nel voler paragonare il Nord Corea con la Cina o il Vietnam, semplicemente perché è un Paese asiatico.

In questa visione fallace, Kim potrebbe essere come la Cina di Deng Xiaoping che pone fine alle ostilità con il mondo esterno per porre la nazione sulla strada delle riforme economiche.

In realtà il regime di Kim è più simile ad una dittatura personalista del Medio Oriente: l’Iraq di Saddam Hussein, la Libia di Gheddafi, la Siria di Bashar al-Assad.

Kim  comprende il paragone e, infatti, trae insegnamento da quei dittatori mediorientali. Dall’Iraq egli ha, presumibilmente, imparato che è una cattiva idea bluffare su le armi di distruzione di massa dal momento che ciò potrebbe essere stato il motivo dell’intervento americano. La sopravvivenza del regime dipende dall’averli davvero e dalla volontà di utilizzarli. Il punto ideale è di essere abbastanza folli da dissuadere gli Stati Uniti, ma non folli abbastanza da provocarne l’intervento. Dalla Libia ha imparato che firmare accordi con gli Stati Uniti per rinunciare alla capacità di armi di distruzione di massa, non porta abbastanza benefici in grado di respingere l’opposizione interna e che questo è estremamente pericoloso. Dall’Iran ha probabilmente imparato che raggiungere un accordo con gli Stati Uniti per limitare il programma nucleare non preverrà gli Stati Uniti dal minare il suo regime.

Sfortunatamente i politici americani e anche diversi commentatori non sembrano cogliere questa realtà preferendo trattare Kim come un nuovo Gorbačëv  o Deng piuttosto che come i suoi veri analoghi: Saddam, Gheddafi, Assad.

Quello che gli americani stanno facendo è quello che gli scienziati politici chiamano: mirror imaging, ipotizzando che il leader nord coreano veda il mondo come loro e, perciò, voglia essenzialmente le stesse cose. Tuttavia Kim non è un normale leader politico.
Avendo imparato da suo padre e suo nonno, egli sa che i dittatori personalisti muoiono quando indeboliscono la loro presa al potere, quando permettono che si eroda la dipendenza da loro o falliscono di dissuadere o distrarre un avversario come gli Stati Uniti.

Kim non vuole quel tipo di prosperità che renderebbe il Nord Corea: “una Potenza economica”, come gli è stato offerto da Trump e non ha bisogno di una vera alleanza con gli Stati Uniti. Tutto ciò di cui lui ha bisogno è un modesto alleggerimento della pressione economica, in particolare dalla Cina e dal Sud Corea.

Gennaio 20 2017

Chi sfiderà per primo Donald Trump?

Donald Trump

Quale sarà il primo avversario a sfidare il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump?

Non tutte le sfide sono uguali, quella che arriva dalla Cina è senz’altro la più importante.

Il 20 gennaio è arrivato. Donald Trump giura come Presidente degli Stati Uniti.

Chi sono gli avversari degli Stati Uniti che quasi certamente sfideranno il presidente Donald Trump, già da subito, mettendo alla prova la sua inesperienza negli affari di sicurezza nazionale e la sua propensione a personalizzare le interazioni politiche?

La forza di carattere della nuova amministrazione americana si vedrà proprio nella risposta di Trump e del suo team a queste sfide e questo, di conseguenza, determinerà se altri avversari lanceranno nuove sfide agli Stati Uniti.

Quello che non è chiaro è chi sarà il primo a lanciare la sfida.

Russia

che appare di aver lanciato un assalto multidimensionale per indebolire le democrazie occidentali, sembra essere probabilmente l’ultima a sfidare la nuova amministrazione. Tutti i segnali ci indicano che Donald Trump si troverà bene con Putin. Il primo ha mostrato poca preoccupazione per gli attacchi cyber della Russia, per gli interventi nel processo elettorale degli Stati Uniti e l’aggressione contro gli Stati confinanti.

Perciò Putin guadagnerebbe poco dal testare apertamente l’amministrazione Trump, almeno nel breve periodo.

Iran

è improbabile che lanci una maggiore sfida alla nuova amministrazione. Molto pesantemente, oserei dire, coinvolto nella guerra civile siriana, deve anche affrontare un’irrequieta giovane popolazione locale;

per cui Teheran potrebbe continuare con le provocazioni di basso livello, ma avrebbe poco da guadagnare da un confronto maggiore.

Mentre Donald Trump ha manifestato la sua volontà rinegoziare l’accordo nucleare con l’Iran, Teheran ha rifiutato questa idea. E senza un fronte unificato che comprende l’Europa, la Russia e la Cina, gli Stati Uniti non possono apporre sufficiente pressione sull’Iran per obbligarla ad accettare delle condizioni più restrittive di quelle già applicate. Washington e Teheran probabilmente si lanceranno occhiatacce l’un l’altro mentre salgono piano piano la scala del confronto.

“Stato islamico”

raddoppierà i suoi sforzi per lanciare attacchi negli Stati Uniti o contro obiettivi americani all’estero. Alcuni potrebbero riuscire: è quasi impossibile anche per un programma di contro-terrorismo altamente efficace essere al 100% di successo. Tuttavia lo “Stato islamico” non sta rivelando i suoi piani e ha una piccola capacità di escalation.

Tutti i segnali puntano alla regione Asia-Pacifico come la zona più pericolosa, fin da subito per l’amministrazione Trump, una combinazione di avversari potenti con una ostilità accresciuta per gli Stati Uniti.

Nord Corea

sfiderà l’amministrazione Trump se non altro per le minacce, le intimidazioni e le sbruffonerie che sono diventate una vera e propria procedura operativa per la dittatura ereditaria di Kim. Trump potrebbe ordinare alle forze militari americane di distruggere ogni missile balistico di lungo raggio che il Nord Corea testerà, ma è difficile da immaginare quello che possa fare al di là di questo.

Il regime del Nord Corea bizzarro ed incostante potrebbe attaccare gli Stati confinanti, possibilmente con armi nucleari, se sentisse allentare la sua presa al potere. Se si sbriciolasse, una crisi umanitaria imponente e una guerra civile devastante molto probabilmente seguiranno, facendo cadere la crescita economica asiatica e quindi quella dell’intero mondo.

I vicini del Nord Corea sanno questo e farebbero tutto quello che è  in loro potere per evitare di provocare il regime di Kim al punto dell’aggressione o spingerlo al collasso. Questo stabilisce precisi limiti a quello che gli Stati Uniti possono fare diversamente da bombardamenti limitati alle infrastrutture militari nord coreane. Niente nella storia della dinastia Kim ci suggerisce che questo darebbe il via ad una maggiore compostezza e moderazione.

Il più preoccupante avversario di tutti: la Cina.

Mentre Washington e Beijing hanno avuto delle relazioni di sicurezza tese per un certo numero di anni, particolarmente quando la Cina si è mossa per affermare il controllo di parti del mare nel sud della Cina, le due nazioni erano economicamente intrecciate e condividevano interessi nella stabilità regionale e globale.

Adesso le relazioni tra i due potrebbero essere velocemente disintegrate. In tutta la campagna presidenziale, Donald Trump è stato molto critico su quello che lui vede come un’ineguaglianza nella relazione economica tra gli Stati Uniti e la Cina. Da quando, poi, ha vinto le elezioni, ha messo in discussione la politica di lungo corso di “one China” che riconosce Beijing e non Taiwan come il solo rappresentante diplomatico della nazione cinese.

Più recentemente, Rex Tillerson, la nomina di Trump come Segretario di Stato, ha comparato, nella seduta di conferma del Senato, la politica della Cina di costruire isole e usarle poi come base per rivendicazioni giuridiche di grandi parti del mare del Sud della Cina, all’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014.

La Cina considera Taiwan e il mare del Sud della Cina come interessi vitali nazionali e quindi farà molto per difendere la sua posizione, possibilmente usando anche la forza militare. E diversamente da altri avversari americani, la Cina ha molteplici vie per colpire gli Stati Unti, inclusa, non solo l’azione militare, ma anche la pressione economica e l’aggressione cyber.

La retorica di Trump e Tillerson potrebbe tentare di applicare le tecniche della negoziazione in affari alla sicurezza nazionale, rivendicando una posizione iniziale estrema sull’aspettativa che più tardi persuadranno l’altra parte ad accettare di meno. Ma nel mondo degli affari il peggio che può succedere se uno stratagemma di questo tipo fallisce è che l’accordo si rovina. Nel regno della sicurezza, c’è il potenziale per uno spargimento di sangue, un disastro, una crisi globale se le due più grandi economie del mondo inciampiassero in un conflitto.

Gennaio 6 2016

Nord Corea inizia l’anno con i botti… nucleari!

Nord Corea

Nord Corea inizia l’anno con il quarto test nucleare. L’unico stato al mondo convinto che la sua esistenza come stato autonomo derivi dal possesso di armi nucleari.

Un regalo di compleanno posticipato è quello che si è fatto Kim Jong – un: solo due giorni dopo il suo compleanno fa fare un altro test nucleare, per dimostrare che il Nord Corea non sta costruendo un paio di bombette nei sotterranei, ma vuole avere  le più moderne, sofisticate e letali bombe nucleari che il suo programma possa raggiungere. Questo è il quarto test nucleare del Nord Corea dal 2006 ed è il terzo durante l’amministrazione Obama. Le sanzioni internazionali dopo i tre test nucleari non stanno affatto ritardando lo sviluppo del programma.  Il leader nord coreano lo scorso dicembre ha dichiarato che il suo paese deve diventare: “un potente stato di armi nucleari pronto a detonare la bomba ad idrogeno”. Potrebbe essere una dichiarazione fasulla e non ci sorprenderebbe perché siamo abituati al tintinnio di sciabole del regime. E’ possibile che il Nord Corea abbia un’arma “più potente”, una che usi una piccola quantità di fusione per sostenere il processo di fissione.

Prima di ragionare in qualsiasi modo a proposito della leadership nord coreana e delle sue mosse, chiariamoci alcuni punti fondamentali quando si parla di bomba ad idrogeno.

Cosa è una bomba ad idrogeno?

Usa la fissione nucleare per dividere atomi e produrre energia. Dopo la detonazione, questa energia viene rilasciata risultando in una grande esplosione. Hiroshima e Nagasaki ve le ricordate? Ecco lì fu utilizzata la bomba ad idrogeno.

Tuttavia le bombe ad idrogeno, possono avere una varietà di configurazioni. Conosciuta anche come bomba termonucleare, generalmente comprendono un sistema di strati dove un’esplosione ne provoca un’altra – come la fissione nucleare o la fusione nucleare. In un tipo di bomba ad idrogeno, la reazione di fissione emette raggi X che provocano la fusione di due isotopi d’idrogeno, trizio e deuterio. Questo a sua volta provoca un enorme rilascio di energia. Queste sono considerevolmente più potenti delle bombe atomiche.

Come si fa a sapere che si è detonata una bomba?

Grazie alle letture sismologiche da una varietà di sismometri nel mondo. Questi sono capaci di rilevare forme d’onda da grandi eventi sismici. In questo caso, la forma d’onda inizia all’improvviso e poi sbiadisce, coerente con un’esplosione, e non con un evento naturale come un terremoto.

Era una bomba ad idrogeno?

Le letture sismologiche, tra i 4.9 e i 5.1, sono consistenti con i loro test precedenti, che erano di bombe al plutonio. Il Nord Corea, tuttavia, dichiara che era una bomba ad idrogeno “rimpicciolita”. Gli esperti sono scettici. Potrebbe essere che Il Nord Corea menta, come dicevamo all’inizio, oppure che sono diventati più efficienti con la fissione. Potrebbe anche essere che la parte di idrogeno del test non ha funzionato molto bene ovvero la parte di fissione non ha funzionato benissimo.

Il Nord Corea è nella politica internazionale una categoria a sé stante

E’ l’unico stato che si è formalmente ritirato dal Trattato di Non Proliferazione nucleare. Le armi nucleari sono parte delle disposizioni della sua costituzione mostrando alcun interesse nel perseguire la denuclearizzazione in termini che per ogni altro paese sarebbero accettabili. E’ l’unico paese a testare armi nucleari nel 21° secolo. Gli sforzi nucleari nord coreani persistono come uno schiaffo in faccia alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e alle sanzioni. La leadership si vanta dell’ampliamento del programma costantemente ed in questi termini “100 per cento basato sul nostro sapere, sulla nostra tecnologia e sul nostro potere, abbiamo alzato orgogliosamente il grado di stato nucleare”.

La leadership nord coreana ha perciò convinto essa stessa che la sua esistenza come stato autonomo deriva direttamente dal suo possesso di armi nucleari. Esplicitamente contrasta la sua continua sopravvivenza con il destino di Saddam Hussein in Iraq e Gheddafi in Libia, asserendo che le armi nucleari sono essenziali per assicurare la sopravvivenza del regime. Non sorprende che il Nord Corea caratterizzi presunti disegni maligni di potenze esterne per giustificare i costi prodigiosi di un tale programma e le gravi implicazioni per il benessere dei suoi cittadini.

Cosa può essere fatto? La comunità internazionale, incluso la Cina e la Russia, hanno da tempo attenuato il gioco internazionale di “la colpa è tua”, ripartendosi la responsabilità per la persistenza e l’espansione degli sforzi del Nord Corea. Per il future indefinito, l’obiettivo dovrebbe essere di sostenere una coalizione il più possibile ampia, iniziando con un riconoscimento condiviso che lo sviluppo e la diversificazione dei programmi del Nord Corea è una minaccia comune, non diretta ad un solo paese. Ma interessi collettivi devono essere tradotti in azioni di stati singoli e la volontà di coordinare le loro azioni.

Un’ultima considerazione è d’obbligo:

perché la Cina non fronteggia il Nord Corea?

Tutti gli occhi sono puntati sulla Cina per vedere se il test nucleare produrrà un cambiamento nel supporto di Beijing al regime. Mentre potrebbe causare qualche limitazione d’assistenza nel breve periodo, è improbabile che causerà l’abbandono del Nord Corea da parte della Cina. La ragione risiede nella preoccupazione dei leader più anziani cinesi che se la Cina diventasse troppo intransigente con il Nord Corea esacerberebbe le relazioni bilaterali: Pyongyang si allontanerebbe e Beijing perderebbe quella piccola influenza che ha e le provocazioni inizierebbero ad aumentare. Sebbene la Cina non sia contenta della situazione odierna, mantenere il fragile status quo è preferibile all’incertezza del cambiamento. Anche se Beijing non è stata entusiasta della successione dinastica del dicembre del 2011, l’ha accettata credendo che potesse offrire una sorta di continuità e quindi conduttiva di una stabilità.

Negli ultimi 10 anni la diplomazia cinese nei confronti del Nord Corea si è mossa in due direzioni: non ha pubblicamente condannato il Nord Corea, ha stabilito un forum multilaterale con sei partecipanti: Nord Corea, Sud Corea, Cina, Russia e Giappone e Stati Uniti, per gestire la questione del nucleare nord coreano.

Le imprese cinesi investono un totale di 98.3 milioni di dollari nel Nord Corea. E’ il secondo investitore più grande in Nord Corea.

La politica cinese in Nord Corea sembra soffrire di inerzia e paura di poter rompere il fragile status quo, sostenendo i nord coreani con ogni strumento a disposizione. I leader cinesi preferiscono gestire il “problema nord corea” diplomaticamente ed economicamente, ma non significa che Beijing esiterà ad agire militarmente se gli interessi vitali di sicurezza della Cina fossero messi in pericolo da azioni scellerate dei nord coreani.