Febbraio 4 2017

Emirati Arabi Uniti accrescono la relazione bilaterale con l’India

Emirati Arabi Uniti

Le prospettive di crescita dell’India e i timori degli Emirati Arabi Uniti circa la radicalizzazione potrebbero indurre la monarchia del Golfo a considerare una più pronunciata inclinazione verso l’India, lontano dal Pakistan. Ciò potrebbe avere un considerevole impatto sul Medio Oriente e sul Sud dell’Asia.

L’attentato a Kandahar (Afghanistan) come messaggio diretto agli Emirati Arabi Uniti  vista la loro crescente cooperazione sul contro-terrorismo con l’India.

Quando, a metà gennaio 5 diplomatici degli Emirati Arabi Uniti sono stati uccisi in un attacco a Kandahar, le autorità afghane hanno subito dichiarato che i responsabili appartengono della rete di Haqqani, sospettata di avere legami con l’intelligence pakistana.

Il primo attacco in Afghanistan a diplomatici di uno Stato del Golfo sembra essere decisamente un messaggio diretto agli Emirati Arabi Uniti in ragione della loro crescente cooperazione con l’India sul contro-terrorismo. La tempistica dell’attentato sostiene questa tesi perché è avvenuto qualche settimana prima della partecipazione del potente principe ereditario di Abu Dhabi: lo sceicco Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, che è anche il vice comandante delle forze armate degli Emirati, alle celebrazioni del giorno della Repubblica in India come ospite d’onore. Un gesto simbolico riservato ai partner più vicini all’India.
Il principe ereditario era il primo “non-capo” di Stato ad essere ospite d’onore per la parata del giorno della Repubblica indiano. Inoltre, durante la visita, ha firmato circa una dozzina di accordi con il Primo Ministro indiano Narendra Modi che spaziavano dall’energia, all’accordo per le riserve strategiche di petrolio, fino agli investimenti e alla cooperazione nel settore della difesa.

La visita ha segnato una rinnovata, ufficiale, relazione tra i due paesi a livello di partneriato strategico che ha, inoltre, gettato le basi per la costruzione di una significativa relazione sul commercio che entrambe le parti vogliono ulteriormente rafforzare.

Le relazioni India – EAU tra stabilità e interessi geo-economici

Sebbene accresciuti i legami India – Emirati Arabi Uniti certamente contengono in sé una logica d’interessi particolari propri di ciascuno Stato. Condividono timori riguardo alla stabilità, hanno interessi convergenti per il sostegno di interessi geo-economici, tuttavia resta da vedere quanto gli Emirati Arabi Uniti s’inclineranno verso l’India nelle loro relazioni con il Sud Asia, oppure la monarchia del Golfo suddividerà  le sue relazioni sulla sicurezza tra l’India ed il Pakistan.

Gli Emirati si sono avvicinati, senza dubbio,  alle posizioni dell’India per quanto riguarda la lotta al terrorismo internazionale. Attualmente il più prominente paese arabo sembra sia deciso a sostenere una proposta di trattato: Comprehensive Convention Against International Terrorism, sostenuta dall’India, nel quadro delle Nazioni Unite. Proposta che è rimasta a lungo sul tavolo.

Gli Emirati dal 2015  hanno espulso più di 10 individui sospettati di terrorismo di origine indiana. Inoltre, sembra, dalla diffusione di alcuni rapporti, che gli Emirati Arabi Uniti abbiano congelato gli assetti del malvivente (sospettato anche di terrorismo) e ricercato Dawood Ibrahin, che, al momento, si ritiene che risieda in Pakistan. Sebbene l’ambasciatore degli Emirati in India non abbia confermato questi rapporti, si ritiene che gli Emirati Arabi Uniti abbiano iniziato ad occuparsi delle reti di organizzazioni terroristiche basate a Dubai come Lashkar-e-Taiba*, evidentemente questo un gesto di umiliazione nei confronti del Pakistan.

Il commercio come fondamento dei legami India-Emirati Arabi Uniti

La crescita della relazione India-Emirati Arabi Uniti ha come caposaldo il commercio: l’India è il principale partner commerciale degli Emirati Arabi Uniti, mentre quest’ultimo Stato è tra i tre principali partner commerciali dell’India. Entrambe le parti hanno annunciato piani ambiziosi per incrementare il commercio bilaterale: fino al 60% del livello attuale che è di circa 60 miliardi di dollari.

Con tutta probabilità, proprio quest’anno, si darà vita all’accordo bilaterale che impegnerà gli Emirati Arabi Uniti ad investire fino a 75 miliardi di dollari in progetti infrastrutturali in India in un periodo di 10 anni.

Nel complesso, l’India sta cercando di attrarre sempre più investimenti da parte delle imprese degli Emirati Arabi Uniti ad esempio nel settore immobiliare e petrolchimico, mentre gli Emirati desiderano dall’India informazione tecnologica ed expertise ingegneristica.

Sebbene per gli Emirati Arabi Uniti, l’India è, e continua ad essere, un cliente chiave per le esportazioni di petrolio e gas, ora gli Emirati vedono l’India anche come un partner ideale per la diversificazione economica.

Entrambe le parti hanno interesse nella stabilità regionale e tutto ciò detto, cioè i modelli verso cui si delineano le relazioni bilaterali tra questi paesi, rivelano la loro marcia più profonda e geostrategica. Inoltre, sono già in corso esercitazioni militari e addestramenti congiunti India-Emirati Arabi Uniti, con Nuova Delhi e Abu Dhabi che esplorano strade per la co-produzione di hardware militare, come i sistemi di difesa aerea.

India utile per gli Emirati nella gestione delle tensioni con l’Iran

Per gli Emirati Arabi Uniti, l’India è anche vista utile alla gestione delle tensioni con l’Iran, specialmente dato l’interesse di Nuova Delhi nel tenere aperti blocchi nel nord dell’Oceano indiano.

Gli Emirati Arabi Uniti potrebbero essere, ragionevolmente, interessati al partenariato con l’India per lo sviluppo del porto strategico Chahbahar in Iran, dato che gli Emirati sono già il secondo più importante partner commerciale dell’Iran, malgrado le tensioni.

Cosa ne sarà della relazione Emirati-Pakistan?

Il ruolo potenziale che l’India può giocare in maniera più ampia, come facilitatore della cooperazione tra Emirati Arabi Uniti e Iran è in netto contrasto con la posizione del Pakistan. Stato quest’ultimo che mantiene collegamenti con le reti di organizzazioni terroristiche e si rifiuta di trovarsi coinvolto in dispute con Teheran all’interno del quadro del  Consiglio di Cooperazione del Golfo.

Le relazioni tra Emirati Arabi Uniti e il Pakistan hanno iniziato a contrarsi con il rifiuto del Pakistan, nel 2015, di impegnare truppe nella coalizione a guida saudita per combattere gli Houti in Yemen (dove gli Emirati hanno giocato un ruolo importante).

Non va trascurata la circostanza che il Pakistan e gli Emirati hanno una lunga storia di profondi legami militari, e non sarà così semplice per ciascuna parte scioglierli. Non è un caso che l’India abbia dovuto rifiutare l’offerta dagli Emirati di inviare un contingente di paracadutisti per la marcia della parata nel giorno della Repubblica indiano, proprio in virtù della stretta relazione di addestramento tra forze speciali pakistane e paracadutisti degli Emirati. Sebbene le forze armate degli Emirati Arabi Uniti fossero presenti ugualmente alla parata indiana con un contingente dell’aeronautica.

Dal canto suo il Pakistan cercherà di utilizzare, con tutta probabilità, la promessa del Corridoio economico Cina-Pakistan per fornire un incentivo economico agli Emirati e quindi tenere alto l’interesse al mantenimento di forti legali con loro.

*Fondata agli inizi degli anni novanta da Hafiz Mohammed Sa’id, agli inizi attivo soprattutto nella regione di Jammu e Kashmir, al confine tra Pakistan e India, Lashkar-e Taiba è prevalentemente composta da radicali religiosi pakistani che professano un’ideologia sunnita ultraortodossa.
È attualmente locata vicino a Lahore (Pakistan) e sono operativi in diversi campi di addestramento militare in Kashmir. Alcuni membri di questa organizzazione hanno compiuto attentati contro l’India il cui obiettivo primario era quello di cacciare l’amministrazione indiana dal Kashmir.

Foto: fonte Al Jazeera

Agosto 24 2015

L’insospettabile protagonista in Yemen

Gli Emirati Arabi Uniti insospettabili protagonisti di una campagna terreste in Yemen, si tolgono dallo schiaffo della monarchia saudita mostrandole chi ha i muscoli nella Regione. Alleati con gli Stati Uniti sono pronti a difendere la propria sicurezza in Yemen e dovunque sia necessario.

In Yemen  le forze fedeli al Presidente Abdrabbuh Mansour Hadi combattono contro i ribelli conosciuti come Houthi. Fosse solo così sarebbe una guerra civile come tante, ma la situazione è complicata dall’emergere verso la fine del 2014 di un affiliato yemenita del gruppo che si conosce con il nome di Stato Islamico (IS) , Wilayat al-Yemen, o Provincia dello Yemen, che cerca di eclissare la presenza di Al Qaida della Penisola Araba (AQAP). Sia Hadi che gli Houthi sono opposti ad AQAP e IS.  Dopo che a fine marzo di quest’anno i ribelli avevano preso d’assalto Aden, una coalizione, guidata dall’Arabia Saudita, ha risposto ad una richiesta di Hadi di intervenire e così è stato. La coalizione comprende 5 Stati del Golfo aArabo, Giordania, Egitto, Marocco e Sudan.

Il Re Salem e suo figlio Salman, avrebbero voluto guidare anche una coalizione di terra, ma dopo aver chiesto aiuto all’Egitto e nella visita al Cairo aver ricevuto un sonoro no, nonostante l’Egitto sia legato a Riyadh da finanziamenti per billioni di dollari. Altro paese indebitato con l’Arabia Saudita a cui è stato chiesto aiuto per un invasione di terra: il Pakistan, ha declinato un coinvolgimento in questo senso. L’azione in Yemen della monarchia saudita quindi si risolve in bombardamenti aerei, blocco navale, addestramento di soldati anti – houthi aiutati dall’Egitto e dal Senegal.

Ed ecco che sulla scena compare un insospettabile protagonista: gli Emirati Arabi Uniti, ma non come satellite di Riyadh ovvero al suo comando. Pur condividendo gli stessi interessi politici e di sicurezza, soprattutto per la minaccia Iran e dei gruppi islamisti e avendo lavorato fianco a fianco sostenendo el Sissi in Egitto ed ora contro gli Houthi in Yemen, le strategie politiche delle due potenze sembrano prendere decisamente due strade diverse.

Gli Emirati Arabi Uniti possiedono una delle più potenti aviazioni militari  della regione, con più di 60 versioni avanzate dell’F-16 fighter jet (prodotto in America), un numero simile di Mirage 2000 fighter (produzione francese). Nel 2011 hanno partecipato  alle operazioni contro il Col. Geddafi in Libia, a fianco degli Stati Uniti contro lo Stato Islamico in Libia e nello Yemen. Gli Emirati hanno intenzione di usare la forza contro i militanti islamisti molto di più di quanto abbia fatto l’Arabia Saudita. Quest’ultima s’era opposta alla Fratellanza Islamica in Egitto MA insieme alla Turchia supportano in Siria: Jaish – al – Fatah ovvero the Army of Conquest, una struttura di comando per gruppi jihadisti che include anche Jabhat al Nusra. Army of Conquest ha un centro di comando nelle provincia del nord siriano di Idlib. Ufficiali turchi hanno ammesso di fornire supporto logistico e di intelligence al quartier generale di Army of Conquest che ha al suo interno ben sette gruppi jihadisti. Materiale di supporto come armi e denaro invece arriva dai sauditi con i turchi che facilitano il passaggio attraverso i villaggi di frontiera di Guvecci, Kuyubasi, Hacipasa, Basalan, Kusakli, Bukulmez.

Abu Dhabi ha instaurato una forte relazione con gli Stati Uniti, inter alia, ospita gli F-22 Raptor e ad Al – Dhafra ospita l’Air Warfare Center dal 2004. La realtà è che gli Emirati hanno bisogno di partner fuori dalla regione per garantire la propria sicurezza: diventando militarmente utile per questioni di mutuo interesse, aumenta il proprio valore agli occhi degli Stati Uniti.

Agli inizi di agosto di quest’anno hanno deciso di fare di più inviando 3500 soldati in Yemen (sud del paese) con veicoli armati e armi pesanti. Sbarcati ad Aden si sono aggiunti alle 100 forze speciali che si trovano nel paese dallo scorso maggio. Ricordo che gli ostaggi inglesi sono stati liberati proprio dalle forze speciali degli Emirati. Notizia passata così un po’ sottotono. Ed invece la campagna terrestre del sud dello Yemen che ha cacciato gli Houthi da Aden e dalla provincia Lahj (sede della più grande base militare del paese)  pianificata e condotta  dagli Emirati segna la prima volta che uno Stato del Golfo manda propri cittadini in una guerra dopo l’esercito del Kuwait che fu sonoramente battuto da Saddam Hussein in Iraq nel 1990.

L’interesse di Abu Dhabi è che possa in questo modo forzare  la formazione di un governo a loro congeniale a Sanaa. Fatto più importante:  Abu Dhabi ha messo in chiaro una volta per tutte che  a) non ha paura a mandare proprie truppe in altri paesi per stabilizzare conflitti fucina di gruppi fondamentalisti e che non è affatto il fanalino di coda della monarchia saudita, ma è pronta ad allearsi con le potenze occidentali per la propria sicurezza e di altre parti della Regione. Per la serie : watch out!

 

 

*fonte foto: www.armyrecognition.com