Marzo 7 2016

Il labirinto libico

labirinto libico

Il labirinto libico è fatto di divisioni politiche, fazioni estremiste, lo stato islamico e le risorse idriche che se cadessero in mano del gruppo di Abu Bakr al – Baghdadi potrebbero disegnare scenari peggiori di un semplice caos.

In questi giorni le notizie sulla Libia sono state riportate creando, se possibile, più caos di quello che c’è in Libia. Mi sono sempre chiesta: ma come fa una persona che non è del “mestiere” a capire che diavolo succede in Libia?. Cerco allora di aiutarvi a mettere in ordine le idee, se non altro per cambiare canale quando sentite le frasi “beduini del deserto che cambiano idea ogni secondo”. 

Il 17 dicembre 2015 dozzine di delegati delle due compagini governative rivali libiche, così come municipalità locali e la società civile, hanno firmato un accordo delle Nazioni Unite (NU) per formare un governo di unità nazionale. I colloqui sono andati avanti per quasi un anno. Il nascente Governo di Accordo Nazionale (GNA) deve ancora essere pienamente formato. Un consiglio presidenziale di 9 membri è stato stabilito e sta funzionando anche se lavora per la maggior parte da Tunisi. Nel complesso, il processo di divisione del potere indicato nell’accordo è indietro rispetto alla programmazione. La precedente pressione dalla comunità internazionale per restare incollati ad una sequenza temporale spesso affrettata ha dato il via ad errori fatali in Libia, come le elezioni del 2014 senza una massiccia registrazione ed un accordo tra le fazioni per rispettare il risultato. La riconciliazione richiede tempo.
Dopo tutto i due speaker dei parlamenti rivali restano opposti all’accordo. Il leader dell’House of Representatives (HoR) a Tobruk, Agila Saleh, ha ammorbidito la sua posizione dopo che importati tribù nell’est della Libia hanno appoggiato l’accordo, sebbene con la condizione che il ruolo dell’esercito nazionale libico e il suo leader, il Generale Khalifa Haftar sia preservato. A Tripoli, Nuri Abu Sahmain, lo speaker del General National Congress (GNC), ha offerto una concessione al nuovo mediatore delle NU, Martin Kobler, accordandosi per facilitare lo spostamento della Missione Speciale NU per la Libia nella capitale. Nelle ultime settimane, diverse municipalità hanno appoggiato il nuovo governo di unità nazionale con l’offerta del consiglio locale di Benghazi di una capitale temporanea per la Libia, fino a che il governo non sia riportato a Tripoli.

Labirinto libico: i problemi

Il nuovo primo ministro designato, Faize Serraj e Kobler affrontano diversi problemi. Il più stringente è l’ISIS. Il gruppo ha espanso le sue operazioni in Libia, lanciando un’offensiva contro le più grandi istallazioni di petrolio sulla costa e uccidendo dozzine di reclute della polizia. Catturando la piccola città di Ben Jawad, lo stato islamico ha mosso le sue “frontiere” dell’area che controlla lungo la costa libica di 29 km ad est.

L’offensiva dell’ISIS sui giacimenti di petrolio è particolarmente preoccupante. Gli jihadisti sembrano tesi a distruggere piuttosto che prendere il controllo e sfruttare le istallazioni di petrolio, che danneggerebbero permanentemente il budget della Libia, rendendo il lavoro del nuovo governo ancora più arduo. Se avesse successo, l’ISIS potrebbe attrarre nuovi foreign fighters dalla vicina Tunisia, dal Sudan, e dall’Algeria. Questo compenserebbe la mancanza di significativi numeri di reclute libiche che è stata la principale debolezza del gruppo.
L’offensiva dell’ISIS è stata contrastata dalla combinazione di attacchi aerei da Misurata e forze di terra delle Petroleum Facilities Guard, due forze che recentemente si sono allineate rispettivamente con il governo di Tripoli e Tobruk.
I vertici più anziani dell’ISIS sono composti da foreign fighters dall’Iraq, Arabia Saudita e Yemen arrivati la scorsa estate per coordinarsi con i jihadisti locali. Come l’ISIS in Iraq e Siria i ranghi in Libia sono variegati, con cittadini tunisini, sauditi e libici che portano a termine le loro missioni suicide. Il gruppo ha anche intercettato gli jihadisti libici che hanno combattuto con altri gruppi estremisti locali, come Ansar al- Sharia così come i libici che sono tornati dai combattimenti per lo stato islamico in Iraq e Siria.
Mentre lo stato islamico manca di una maggiore base di supporto locale in Libia, la sua presenza nel paese è cresciuta costantemente nei mesi recenti. Il gruppo beneficia della mancanza di una strategia della comunità internazionale. Inoltre, l’ISIS non deve rimanere popolare in Libia per dominare ed espandersi, tutto quello di cui ha bisogno è la perpetuazione dello status quo.
L’altro problema sono le emblematiche radici del caos in Libia. Un mese dopo l’accordo di divisione del potere, il paese ora ha 3 governi, il non ancora funzionante GNA, Tobruk e il governo di Tripoli allineato agli islamisti. Questa settarietà si trascina, malgrado il fatto che 17 paesi che hanno supportato l’accordo di pace, incluso gli Stati Uniti e l’UE, si sono impegnati ad avere a che fare solo con il GNA, una mossa che il Consiglio di Sicurezza ha sostenuto il 23 dicembre 2015.
Inoltre, le divisioni fanno sì che la capitale Tripoli resti isolata. Gheddafi aveva creato uno stato altamente centralizzato, e tutte le leve di potere sono ancora a Tripoli: i ministeri, le agenzie governative e, più importante, la Banca Centrale e la National Oil Corporation: la prima gestisce i soldi del petrolio e la seconda i contratti petroliferi. Per aiutare a riconnettere queste istituzioni chiave con il governo, le Nazioni Unite stanno guidando delle negoziazioni di sicurezza sotto la gestione del generale italiano Paolo Serra, che sta mediando tra le differenti milizie per raggiungere un accordo affinché il nuovo governo possa operare in sicurezza a Tripoli.
Il terzo problema è istituzionale. L’accordo di unità nazionale fa dell’House of Representatives a Tobruk il principale organo legislativo della Libia. Non funziona effettivamente dalla scorsa estate; nei mesi scorsi ha ripetutamente fallito nel raggiungimento di un quorum anche solo per discutere l’accordo politico. Senza la HoR il nuovo governo di unità non può operare pienamente perché manca del voto di fiducia. In più, l’accordo di divisione del potere deve essere supportato da emendamenti costituzionali che devono essere approvati dal parlamento a Tobruk. Il GNC, basato a Tripoli dovrebbe formare buona parte di una seconda camera consultiva conosciuta come State Council la quale, congiuntamente, deve nominare le più importanti istituzioni militari e finanziarie. Ma lo speaker non ha ancora dato il via libera.
Queste nomine militari sono la sfida finale che deve affrontare il nuovo governo di unità.

La grande incognita della falda acquifera Nubian Sandstone

labirinto libicoLa scorsa primavera tre delle quattro nazioni sotto cui si snodano le acque del Nubian Sandstone, il Ciad, l’Egitto ed il Sudan, si sono accordate a continuare il coordinamento per estrarre l’acqua della falda e per una divisione della gestione delle responsabilità. Tuttavia, il caos politico in Libia, la quarta nazione che condivide la falda acquifera, potrebbe far affondare gli sforzi regionali per uno sviluppo sostenibile di questa risorsa vitale.
L’ammontare stimato di acqua accessibile va dai 150 milioni di metri cubici agli 8 bilioni di metri cubici. Come le più grandi falde acquifere del mondo, questa riserva sotterranea si espande in una grande area geografica. Il territorio libico ed egiziano, hanno la quota da leone dell’acquifero e sono stati i più attivi estrattori rispetto al Ciad ed al Sudan.
Nel 2013, la falda acquifera è stata completamente mappata da un gruppo di geologi inglesi, e la Libia ha seguito le altre tre nazioni nel firmare un accordo supportato dalle Nazioni Unite per il coordinamento dell’estrazione dell’acqua e per le abilità dei paesi di monitorare i prelievi così che la falda potesse essere sviluppata sostenibilmente. Due anni dopo, quando i paesi dovevano rinnovare i loro impegni, la Libia era assente.
La connessione tra il caos politico in Libia e la sicurezza delle risorse idriche in Libia non è immediata ma c’è. Per decadi, uno dei più grandi progetti di Gheddafi era il così detto Great Man – Made River, un massiccio progetto infrastrutturale responsabile per l’estrazione e il trasporto dell’acqua della falda sotto e sopra i centri maggiori di popolazione del deserto del Sahara a nord. La rete di trasporto dell’acqua è stata un enorme orgoglio civile soprannominato “l’ottava meraviglia del mondo”. Oggi resta centrale all’identità nazionale del paese e critica per il suo sviluppo economico. Non sorprendentemente l’infrastruttura è diventata il primo obiettivo per i gruppi di insorti che cercavano di far cadere il regime.

Dal momento che i militanti affiliati all’ISIS hanno guadagnato territorio lungo la Libia, hanno visto come possibile obiettivo il controllo dell’infrastruttura lungo il Great Man- Made River. In questo si possono vedere evidenti similitudini con quanto accaduto in Iraq e Syria, (guerra dell’acqua, ISIS e dighe). La Libia è particolarmente vulnerabile a questo proposito. Il sistema di distribuzione dell’acqua si estende per distanze enormi, terreni scarsamente popolati e poco sicuri.

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Diverse settimane fa, i militanti affiliati all’ISIS hanno rivendicato (anche se non è stato confermato) di aver preso il controllo di installazioni lungo il Great Man – Made River, che se vero potrebbero avere enormi implicazioni per il futuro della Libia.
Nel deterioramento della situazione di sicurezza del paese, il comportamento della Libia, su tutte le questioni strategiche, incluso la negoziazione dei diritti delle risorse idriche della falda acquifera Nubian Sandstone, sarà imprevedibile. Inoltre, se gli affiliati dell’ISIS alla fine si assicureranno le infrastrutture libiche per l’estrazione ed il trasporto delle acque del Nubian Sandstone, e le lezioni dall’Iraq e la Siria ne sono un’indicazione, non si preannuncia niente di buono.
Le conseguenze del controllo dei gruppi affiliati all’ISIS della fornitura di acqua della Libia è importante perché la falda acquifera Nubian Sandstone non è una risorsa illimitata. Questo sistema d’acqua sotterranea è conosciuto come una “falda acquifera fossile”, ciò vuol dire che è geologicamente sigillato dalla superficie e non può essere ricaricato da mezzi naturali, come la pioggia che filtra dalla superficie. Mentre la falda acquifera Nubian Sandstone può essere considerata la più grande falda acquifera fossile al mondo: una volta che le acque della falda sono estratte se ne sono andate per sempre! Se i gruppi affiliati all’ISIS prendessero il controllo delle infrastrutture dell’acqua (assumendo che non l’hanno ancora fatto), rapidi e irregolari estrazioni possono facilmente risultare nello svuotamento della vasta falda acquifera più velocemente di quanto ci si aspetti.