Settembre 19 2016

Il terrorismo nega Dio: le mie riflessioni

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A chi fosse sfuggito ad Assisi dal 18 al 20 settembre si celebra il 30° anniversario del cosiddetto “Spirito di Assisi”. Il 27 ottobre 1986 l’allora Papa Giovanni Paolo II, oggi San Giovanni Paolo II, aprì la sorgente dello Spirito di Assisi che si è diffuso in tutti gli angoli del mondo. Incontri inter-religiosi, giorni di dialogo tra rappresentanti, fedeli di diverse religiosi per costruire un mondo migliore.

Abito ad Assisi oramai da tantissimo tempo e onestamente lo Spirito di Assisi appartiene a me come persona indipendentemente da dove mi trovo, probabilmente era questo che intendeva San Giovanni Paolo II, quando istituì questa giornata.

Un dialogo costante non solo tra i “capi delle diverse religioni”, ma tra tutti i fedeli ovunque nel mondo.

Dal 1986 al 2016 però il mondo è cambiato, il contesto come dicono i grandi pensatori, non è più lo stesso. Io, te, nessuno è uguale al 1986, non siamo forse nemmeno gli stessi di ieri figuriamoci di 30 anni fa.

Quello che vi propongo oggi sono spunti di riflessione, perché io dopo l’incontro – dibattito a cui ho partecipato, tornando a casa a piedi lungo la mattonata ho riflettuto a lungo.

Purtroppo non era possibile partecipare a più di un incontro la mattina e il pomeriggio perché quelli previsti in mattinata si sono tenuti tutti contemporaneamente alle 9:30 e quelli del pomeriggio tutti contemporaneamente alle 16;30.

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Il terrorismo nega Dio

Facendo la fila per entrare avevo grandi aspettative, come sempre quando si tratta di un argomento che studio, oggetto del mio lavoro quotidiano: il terrorismo internazionale. L’argomento legato a Dio, inteso (a mio avviso) come religione in senso generale, non una in particolare, mi entusiasmava parecchio.

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Il problema principale di questi dibattiti è la terminologia. Se tutti i relatori che vi mostro nella foto, parlano di estremismo, qualcuno di ISIS, qualcun’altro di Al Qaeda, dell’11/9 o di un gruppo affiliato dell’ISIS nelle Filippine, ebbene allora si discuterà di terrorismo internazionale. Di quei gruppi che hanno una natura transnazionale. Quindi il generico titolo “il terrorismo nega Dio” non è appropriato. La circostanza che non esista una definizione condivisa a livello internazionale di terrorismo, come vi ho già detto altre volte, è un enorme problema, soprattutto quando poi Kulkarni dice: “non esiste pace senza giustizia e non c’è giustizia senza pace“. Bello slogan, ma poi nei fatti, purtroppo resta solo uno slogan, proprio per la difficoltà di poter condannare, punire un gruppo perché di natura terroristica transnazionale.

Quando Karman asserisce: “il terrorismo è il risultato delle dittature“, beh ho dei problemi a comprendere. Ed allora mi chiedo cosa vuol dire questa frase? Il terrorismo internazionale non ha una singola e precisa causa e dunque non è possibile affermare con assoluta certezza che esista una causa ed una sola. Pur nel rispetto del suo premio nobel per la pace del 2011, mi chiedo quale sia il ragionamento che l’ha portata a questa affermazione. Proseguendo aggiunge che il portatore del terrorismo è anche la mancanza di riforme.

Qui, il mio primo spunto di riflessione: se confondiamo terrorismo internazionale con forme di stato, insieme a possibile soluzioni riformiste senza una precisata direzione, cosa stiamo dicendo a chi ascolta?

Il mio secondo spunto di riflessione arriva da Muaammar, il quale propone come soluzione il dialogo tra i religiosi e i politici.

Mi chiedo: “il fenomeno del terrorismo internazionale si ferma se mettiamo attorno ad un tavolo religiosi e politici a parlare?” e, poi… “di cosa esattamente dovrebbero parlare?”.

L’intervento che invece ho trovato più interessante è stato quello di Onaiyehan, più che altro perché l’unico focalizzato sul titolo dell’incontro. Riporta le parole del papa il quale asserisce che uccidere nel nome di Dio è blasfemia, un atto satanico. Dall’altra parte ricorda che molto spesso si fa finta di dimenticare le “guerre sante”, pagine buie della cristianità.

Mi ha dato un altro spunto di riflessione con questo esempio. Dopo gli attentati in Europa ci sono stati una serie di bombardamenti in rappresaglia in Siria con moltissime vittime civili. Non è anche questo negare Dio, uccidere innocenti? Non è forse un modo per sviluppare il terrorismo internazionale piuttosto che frenarlo?

Le mie riflessioni sono piuttosto critiche, in primis con la Chiesa Cristiana Cattolica alla quale appartengo. Questi incontri pur essendo un momento di riflessione, di dialogo, mi sembra restino sempre un po’ confinati nelle mura dell’ipocrisia. Ho avuto l’impressione che fosse poco più di una sfilata di personaggi che ripetono slogan. 

Quando si chiede ai leader religiosi musulmani di condannare il terrorismo internazionale religioso islamico, si dimentica che nessuno ha mai condannato i movimenti estremisti cattolici o protestanti. Il terrorismo internazionale nega Dio, nel senso che nega qualsiasi entità che predichi l’uguaglianza della diversità, la bellezza della condivisione con chi professa un’altra religione, il rispetto altrui. Il diritto alla vita, la dignità di ogni persona in quanto e in primis come Figlio di Dio. Dio come entità superiore che poi ognuno è libero di chiamare come vuole, nella libertà che Lui stesso ci ha donato.

Probabilmente è più utile pregare perchè ci si rispetti di più nella nostra diversità, piuttosto che dire preghiamo per la pace: ma chi prega per la guerra me lo dite?

Il terrorismo internazionale di natura religiosa non è solo della religione islamica! E’ triste doverlo ancora ripetere nel 2016, fa forse più comodo trovare un capro espiatorio piuttosto che soluzioni. Non credo che sia utile, risolutivo, dire “la mia religione è migliore della tua”, sarebbe forse e dico forse più significativo chiedere conto a quel governo del perché arma i movimenti estremisti in quel paese o del perché pensa che bombardare tutto sia la soluzione. Forse è l’autocritica che manca anche a noi cattolici.