Ottobre 8 2015

In Siria non c’è solo l’ISIS.

In Siria la minaccia estremista non arriva solo dall’ISIS. Anche se fa comodo pensarla così, ci sono almeno nove gruppi di estremisti attivi presenti attualmente in Siria.

Tutti fissati con questo bombardare l’ISIS in Siria, tutti convinti di questa grande idea risolutiva. Vi siete mai chiesti se l’ISIS è l’unico gruppo di estremisti in Siria di cui avere paura? Ecco allora un quadro generale dei gruppi di estremisti di matrice islamica o se preferiti di terroristi, presenti in Siria che combattono Bashar al – Assad. Ricordiamo che Assad non si è mai fatto alcuno scrupolo a bombardare il mercato pieno di civili, usare armi chimiche, non lo considerate un santo, lui sulla via di Damasco folgora nel vero senso del termine i suoi cittadini.

estremisti Siria

Ahrar al-Sham: (conosciuta anche come Harakat Ahrar al-Sham al-Islamiyya, oppure Islamic Movement of the Free Men of the Levant) è uno dei più grandi gruppi appartenenti al Fronte Islamico, un’organizzazione di militanti islamici sunniti che combattono contro il regime di Assad. Creata alla fine del 2011,  per prima è emersa come una significativa forza sul terreno siriano nel gennaio del 2012. Molti dei membri fondatori di Ahrar al – Sham, incluso il comandante: Hassan Aboud, erano ex prigionieri politici del regime rilasciati nel maggio del 2011 a seguito dell’amnistia atta a placare le proteste religiose nel periodo in cui la primavera araba iniziava a minacciare i governi regionali. Originariamente il quartier generale era a Idlib,ma nell’estate 2013 conduceva operazioni in tutto il paese. Nel febbraio 2014 il dipartimento Americano di Intelligence ha classificato Ahrar al – Sham come uno dei tre gruppi di ribelli più efficaci in Siria. Così come tutti i più forti gruppi militanti in Siria, Ahrar al – Sham mantiene relazioni con la popolazione fornendo servizi di base nelle città che controlla. Mentre il suo obiettivo sarebbe quello di un governo basato sulla Shariah, è visto come un’alternativa moderata ad al – Nusra e all’ISIS. Riceve finanziamenti dalle reti di islamisti del golfo persico ed è supportata dal Qatar. Lo sceicco Hajjai al – Ajami, un prominente raccoglitore di fondi era nel 2012 uno dei donatori chiave. Gli sforzi umanitari sono stati sponsorizzati della Turkish Humanitarian Relief Foundation and Qatar Charity. E’ la forza di opposizione con miglior equipaggiamento. Mantiene dei contatti con la leadership di Al Qaeda, mentre il gruppo non ha mai ufficializzato una partnership con loro.

Al Qaeda: emersa dal movimento mujahidden che opponeva gli jihadisti contro l’occupazione sovietica dell’Afghanistan nel 1970. Osama Bin Laden arrivò in Afghanistan per unirsi alla guerra nel 1980. Figlio di un uomo d’affari saudita estremamente ricco, diventò un importante membro della jihad fornendo fondi al movimento. Nell’arco dell’occupazione, lavorò con un prominente religioso palestinese Abdullah Azzam per creare un gruppo chiamato Mektab al – Khidmat (Bureau of Services) che incanalava jihadisti in Afghanistan. Nella metà degli anni 80 il leader dell’Haqqani Network (HN), Jalaluddin Haqqani, garantì a bin Laden territori sulla regione montuosa tra l’Afghanistan ed il Pakistan. Bin Laden così stabilisce una presenza nella regione e costruisce campi di addestramento che diventeranno campi di elite per i mujahidden arabi – afghani. L’organizzazione assume il nome di Qa’ida al-‘Askariyya, ovvero “the military base”. In tutto lo sviluppo di Al Qaeda(AQ), HN continua a servire come un facilitatore, fornendogli addestramento, esperienza di combattimenti e risorse, creando luoghi sicuri per i jihadisti e facilita la creazione della rete tra AQ e altri gruppi. La CIA e l’Arabia Saudita incanalavano assistenza finanziaria verso gruppi di mujahidden attraverso l’ Inter-Services Intelligence Directorate (ISI) pakistano per tutta l’occupazione sovietica e sebbene sia i leader di AQ che i membri della CIA negarono che AQ ricevesse finanziamenti americani, alcuni conti ci dicono che più di 600 milioni di dollari in finanziamenti americani sono andati ai mujahidden che hanno lavorato vicino a bin Laden. Sunniti, l’obiettivo di AQ è quello di sradicare l’influenza occidentale nel mondo islamico, distruggere Israele e creare uno Stato Islamico che si dipana dalla Spagna all’Indonesia che impone strette interpretazioni sunnite della legge Shariah. Tuttavia, non tutti i membri di AQ e i suoi affiliati si trovano concordi sulle stesse leggi. Alcuni arguiscono che gli sciiti sono apostati, disaccordo che ha causato parecchie tensioni tra AQ e i suoi affiliati, una per tutte: AQ in Iraq uccide gli sciiti in Iraq in palese contrasto con le istruzioni di bin Laden in proposito. Inizialmente si pensava che bin Laden finanziasse personalmente la maggior parte delle attività di AQ, invece è stato scoperto che le donazioni private finanziano più di 30 milioni di dollari l’anno. Alcune organizzazioni benefiche come Al Wafa sono guidate interamente da membri di AQ e canalizzano direttamente fondi al gruppo terroristico. Il reclutamento avviene per la maggior parte attraverso tribù locali in Pakistan ed Afghanistan: si offrono tra i 1,000 e i 1,500 dollari al mese per nuove reclute più numerosi benefit e vacanze in cambio di lealtà e segretezza. All’inizio del 2014, lo Stato Islamico (IS) ha sfidato AQ per la dominanza del movimento jihadista globale e alcuni gruppi hanno iniziato a giurare alleanza all’IS in molti casi rimpiazzando cosi la loro affiliazione ad AQ. Soprattutto è il caso di Boko Haram che precedentemente affiliato ad AQ, giura alleanza al leader dello Stato Islamico nel marzo di quest’anno. Controversie sulle alleanze ha causato la frantumazione di alcuni gruppi in cui alcuni membri si sono alleati con AQ e altri con Baghdad, leader dell’IS. Nominiamo alcuni affiliati di AQ, per dare un’idea del fenomeno.
Al Qaeda in the Islamic Maghreb (AQIM): gruppo sunnita basato in Algeria che supporta la creazione di uno stato islamico e il rovesciamento del governo algerino.
Al Qaeda in Yemen (AQY) : affiliato di AQ nello Yemen.
Al-Qaeda nella penisola araba (AQAP): organizzazione estremista di sauditi e yemeniti, considerata una delle più grandi minacce terroristiche dagli Stati Uniti, regolarmente attacca gli interessi degli Stati Uniti in contemporanea alla sua guerra contro il governo saudita e alla partecipazione della guerra civile in Yemen.
Al Qaeda in Iraq (AQI): la prima organizzazione affiliata accettata formalmente da AQ e l’unica annunciata personalmente da bin Laden.
Al Qaeda Kurdish Battalions (AQKB): fondata nel 2007 attraverso la fusione di alcune organizzazioni terroristiche curde. Opera lungo il confine tra l’Iran e l’Iraq.

ANSAR AL-SHAM (KATAIB ANSAR AL-SHAM, “SUPPORTERS OF THE LEVANT BRIGADE”): particolarmente attiva nella distribuzione di aiuti umanitari e nel funzionamento delle scuole nelle aree che controlla. Membro fondatore dell’ Fronte Islamico, ma il più piccolo. Salafiti e sunniti, il loro obiettivo è quello di rovesciare il regime di Assad e stabilire uno stato islamico sunnita. Diversamente dagli altri gruppi di opposizione, specialmente quelli del Fronte Islamico, non ci sono chiare rivendicazioni ideologiche attribuibili al gruupo. Molti appartenenti all’organizzazione sono locali. Ci sono evidenze che l’Arabia Saudita li supporti finanziariamente.

Hezbollah: organizzazione militante politica sciita basata in Libano. Secondo il manifesto del 1985 gli obiettivi originari erano: distruggere Israele, espellere l’influenza occidentale dal Libano e più ampiamente dal Medio Oriente e combattere i nemici all’ interno del Libano, particolarmente il Phalanges party. Un nuovo manifesto del 2009 riflette cambiamenti del ruolo dell’organizzazione in Libano dal 1985: più enfasi  all’unità nazionale,denunci del settarismo, continuando a sottolineare l’obiettivo di liberare la Palestina, l’opposizione agli Stati Uniti e l’impegno a combattere l’espansione e l’aggressione di Israele. L’obiettivo di proteggere il regime di Assad, un alleato chiave nella regione, si è unito alla lotta a sostegno del governo in Siria. L’Iran è una risorsa chiave di finanziamento dell’organizzazione il cui ammontare varia dai  60,000 ai 200 milioni di dollari all’anno. Il governo siriano ha giocato un ruolo chiave come strada di rifornimento di armi dall’Iran ad Hezbollah.

Al – Nusra Front: conosciuto come Nusra Front ovvero Jabhat al – Nusra: formato verso la fine del 2011, la prima forza siriana a rivendicare gli attacchi che uccisero i civili. La loro reputazione tra i ribelli siriani è così forte che quando gli Stati Uniti li designarono come organizzazione terroristica nel dicembre 2012, un discreto numero di gruppi anti governativi incluso alcuni del Free Syrian Army protestarono. Nell’estate del 2014, l’ISIS spinge fuori dalle roccaforti di Deir Al – Zor al – Nusra e alcuni suoi alleati, zona di giacimenti di petrolio, importante risorsa e guadagno per al – Nusra. Nel 2012 un gruppo di veterani di AQ conosciuto come “Khorasan Group” arriva nei territori siriani controllati da al – Nusra ed usa questi spazi per sviluppare piani di attacchi internazionali. Nel settembre 2014 il governo statunitense annuncia che in aggiunta agli attacchi aerei contro l’ISIS l’obiettivo sarebbe stato anche la cellula Khorasan, ripensandoci poi nel novembre dello stesso anno, asserendo la possibilità di espandere gli attacchi ad Al – Nusra in generale. Obiettivo dell’organizzazione di estremisti: rovesciare il regime di Assad e rimpiazzarlo con uno stato islamico sunnita. Una grande porzione delle risorse di Al – Nusra arriva da oltremare incluso gli esplosivi e le armi. Secondo solo all’ISIS, Al – Nusra attrae la maggior parte dei foreign fighters tra i ribelli in Siria. Arrivano dal Medio Oriente, ma anche dalla Cecenia e dagli stati Europei, con un piccolo numero da paesi come l’Australia o gli Stati Uniti.

Jaish al-Islam: è il risultato della fusione tra una cinquantina di gruppi di opposizione islamista basati a Damasco, cosa che li ha resi la forza ribelle dominante a Damasco. Finanziati dall’Arabia Saudita che ha iniziato l’unificazione dei gruppi per comporre Jaish al – Islam nel tentativo di opporre l’influenza di AQ e dei suoi affiliati a Damasco.  L’Arabia Saudita ha agito come un avvocato/intermediario dell’organizzazione, chiedendo con grande urgenza agli Stati Uniti di rifornire il gruppo con missili anti carro e anti aereo ed incoraggiando Jaish al – Islam ad accettare l’autorità del Consiglio Supremo militare un affiliato del Free Syrian Army.

Novembre 26 2014

Della Siria non ci importa più

Non si parla più della Siria. Quei giorni in cui tutti erano concentrati sulle armi chimiche di Assad sono ormai un lontano ricordo, per non parlare delle migliaia di sfollati, di morti. Tutto dimenticato.

Invece la Siria oggi rappresenta uno dei più complicati scenari di guerra civile, con un coinvolgimento di diversi attori negativi che non si era mai visto prima.

Chi gioca in questo conflitto: Assad, il dittatore sanguinario e senza regole che non mostra alcun tipo di riluttanza nell’uccidere chiunque, persino i suoi stessi cittadini se ciò è necessario perché lui resti al potere. Scriviamolo il numero dei morti: CENTOMILA  vittime civili secondo le Nazioni Unite. Altri DUE MILIONI sono rifugiati negli stati confinanti e circa 4 MILIONI E MEZZO sono i cosiddetti internally displaced, cioè coloro che si spostano all’interno dei confini siriani alla ricerca di un posto sicuro. Per fare una percentuale questi numeri corrispondono a circa il 35% della popolazione siriana.

La Russia si rifiuta di fermare il rifornimento di armi ad Assad e continua ad usare il suo potere di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Putin promette a Damasco un sistema avanzato di difesa missilistica (s-300 per coloro che sono appassionati di armamenti) e sostiene che però è il momento di un accordo di pace con la Siria. Il governo saudita e il governo del Qatar finanziano ribelli con armamenti. Solo che Assad oltre che dai russi riceve finanziamenti anche dall’Iran che fornisce anche un training on the job ai militari. Il governo dell’Iraq che ha già i suoi problemi con il Califfato dello Stato Islamico si rifiuta di intercettare i voli iraniani che vanno in Siria. 

Jabhat al – Nusra il più grande gruppo armato in Siria è stato capace in pochissimo tempo di accedere ad una rete di finanziatori, principalmente negli emirati del Golfo e provveduto a garantire i servizi essenziali di base nelle aree devastate dagli attacchi del regime. E’ molto attivo alla frontiera con il Libano. Parallelamente cerca di sviluppare una roccaforte nel paese dei cedri, dove riscontra del terreno fertile tra alcuni settori della popolazione, specialmente nel nord e nel nord – est. Al – Nusra finora si è guadagnata le simpatie tra la popolazione locale in risposta agli attacchi degli Stati Uniti, i loro famigerati attacchi aerei chirurgici o attacchi mirati o come volete chiamarli sempre attacchi sono. Si è creata sul campo una rete, consolidata territorialmente e amministrativamente, che da sempre di più l’idea di un emirato. La pressione che il cosiddetto Stato Islamico sta esercitando sulla Siria potrebbe forzare Al- Nusra a scegliere se dare vita ad un emirato o accettare uno stato di partneriato con lo Stato Islamico, se non nell’ estrema ratio di confrontarsi apertamente con loro.

Non sono serviti né cessate il fuoco né attacchi mirati per mettere fine alla guerra civile siriana. Quello che potrebbe verosimilmente accadere è che il crescente ricorso degli Stati Uniti agli attacchi aerei porti ad una escalation nel confronto tra Al – Nusra e lo Stato Islamico. Anche se si sono rincorse le notizie di una probabile morte del leader dello Stato Islamico al – Baghdadi, la sua morte non è necessariamente la fine dell’intera organizzazione. Difficilmente gli americani imparano dalla storia, l’aver ucciso Bin Laden non ha decretato la morte di Al – Qaida, certo avrà avuto conseguenze sul morale di qualche componente dell’organizzazione, ma è rimasta in piedi. Il fatto di uccidere il capo forse da un punto di vista puramente militare ha senso, nell’ottica di decapitare l’organizzazione del vertice e quindi destabilizzare le truppe. Ma le organizzazioni estremiste, di base religiosa e soprattutto transnazionali difficilmente si sgretolano. Prima di tutto perché non sono puramente militari, ma nascono per motivi ideologico – religiosi e poi perché esse prevedono già nella propria struttura un secondo leader. Il carisma del leader porta avanti una missione, che per quanto possa essere crudele o cinica, viene seguita da persone non importa poi chi la conduce, proprio perché è strettamente interrelata a sentimenti religiosi. In un altro post parlerò delle ragioni fondamentali per cui una persona decide di diventare membro dello Stato Islamico.

La rimozione di Assad, potrebbe sembrare la giusta soluzione, un po come hanno pensato per Saddam Hussein o per Mubarak o per Gheddafi. Ebbene proviamo a vedere i risultati, si è creato un vacuum di potere talmente ampio che ha dato vita ad incontrollate frange che mosse da etnia, piuttosto che appartenenza religiosa non trovano un equilibrio. Il dittatore, per quanto possa sembrare cinico, riesce a mettere insieme più elementi della società che altrimenti non avrebbero modo di starci. Prendiamolo come il compositore di un puzzle. Non lo fa perché è un filantropo, ma perché ritiene nelle sue mani un enorme potere che da e toglie in maniera tale da tenere un equilibrio. In alcuni Stati è funzionato così per anni e poi arriva l’Occidente con il suo manto da supereroe ad esportare una democrazia che non garantisce nei propri confini. Dimenticando cosa sono le etnie, cosa sono le confessioni religiose e pensando che il caos che viene generato sia risolto da qualcun altro. In Siria non si interviene perché non c’è nessun interesse occidentale da difendere, semplice e lineare. L’unico interesse lo ha la Russia con il porto di Tartus. Dal 1971 affittato dalla Russia come parte di un multi – milionario debito siriano. Il porto essenzialmente serve per la manutenzione e il rifornimento della flotta russa. Queste navi da guerra non vengono anche dal Baltico o dai mari del nord ed hanno multiple missioni e eseguono compiti nel mediterraneo e operazioni di anti pirateria nel mar rosso nel golfo di aden in somalia. La Russia quindi ha un interesse nazionale nel mantenere il porto malgrado gli scenari che si potranno aprire con la guerra civile. Inoltre il porto di Tartus permette alla compagnia di esportazione di armi, Rosoboronexport, di fornire armi e rifornimenti direttamente al regime di Assad. Sicuramente Putin non ha nessun interesse a far cadere il regime mettere a rischio il porto. 

Gli attacchi aerei americani continuano il numero delle vittime civili continua e della Siria non importa più a nessuno.