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Israele vs Iran: 5 domande e 5 risposte.

Le dinamiche dello scontro tra Israele ed Iran sono pericolose: entrambe le parti stanno cercando di stabilire delle nuove linee rosse, ma il rischio di una intensificazione incontrollabile incombe.

L’operazione a Gaza cosa c’entra con l’Iran?

L’operazione a Gaza è parte di un conflitto più ampio il cui obietivo è fondamentalmente l’Iran. A questo proposito è da evidenziare il discorso di Netanyahu nel settembre del 2024 in una sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Vi ricordate le due mappe che mostrò? Di cui una con l’Iran completamente colorato di nero?

Non parlò della guerra a Gaza, ma della minaccia che poneva l’Iran.

Il focus Iran – centrico delle operazioni militari israeliane si può tracciare osservando come si è arrivati a questo punto. La distruzione di Gaza è stata una dimostrazione a Teheran della volontà di Israele di utilizzare la massima forza militare per punire i palestinesi; un modo di avvertire i leader iraniani di cosa c’è in serbo per loro.

2. Le armi nucleari dell’Iran?

Partiamo da due fatti. Israele possiede un arsenale nucleare. L’ Arabia Saudita non possiede un arsenale nucleare e non ricade nel cosidetto “ombrello nucleare” degli Stati Uniti. Ritorneremo tra poco sull’Arabia Saudita e l’Iran.

Potrebbe essere il caso che possedere un’arma nucleare faciliti i tentativi da parte dell’Iran di espandere la sua influenza regionale. Tuttavia, storicamente, l’Iran ha cercato di espandere la sua influenza esportando la sua rivoluzione ad altri Stati, in linea generale, attraverso gli attori non statali come Hezbollah o gli Houthi in Yemen.

Sganciare una bomba nucleare nelle aree stesse in cui spera di espandere la propria influenza non sarebbe molto logico.

3. L’Iran è uno “Stato che sostiene i terroristi”?

Il governo iraniano non utilizza la tecnica del terrorismo per ragioni ideologiche. L’Iran sostiene i gruppi che la utilizzano motivata da calcoli di costi e benefici, con l’obiettivo di mantenere la deterrenza e preservare ovvero espandere la sua influenza nel Medio Oriente.

Torniamo alle armi nucleari.

Il possesso di armi nucleari da parte dell’Iran creerebbe una più grande instabilità nel Medio Oriente. Un involontario o accidentale scambio nucleare tra Israele e l’Iran è una pericolosa possibilità. Inoltre, non vi sono evidenze che ci suggeriscono che elementi ribelli abbiano facile accesso alle armi nucleari iraniane, anche se la Repubblica Islamica dovesse collassare.

Il “ricatto nucleare” è ciò che ci spiega perchè uno Stato possiede armi nucleari. Anche se il Paese non ha intenzione di utilizzarle, esso è in una posizione di compiere richieste massimaliste ai suoi avversari, perchè nessun leader correrebbe il rischio dell’utilizzo di queste armi opponendosi alle richieste.

4. Dunque, se le preoccupazioni circa il perseguimento di una bomba nucleare sono presumibilmente esagerate e l’Iran non è attivamente motivata da competizione militare o da negoziazione coercitiva, allora perché sta perseguendo una bomba nucleare, o almeno le capacità tecniche che le permetterebbero di svilupparla?

La ricerca di status. La leadership iraniana sembra avere un bisogno psicologico di fare esperienza del suo proprio momento di prestigio. Tuttavia, acquisire la bomba è molto più della ricerca di prestigio per sé. Permetterebbe al governo iraniano di validare la rivoluzione del 1979 che ha creato la Repubblica islamica come una teocrazia.

Sviluppare una bomba nucleare potrebbe essere visto dalla leadership iraniana come una esemplificazione della grandeur del proprio modello di governo. Nel mostrare ciò l’Iran può sviluppare “l’arma fondamentale” da solo. Acquisire la bomba dimostrerebbe la superiorità del sistema di governance teocratico dell’Iran su quello dell’Arabia Saudita, ad esempio, un competitore chiave visto come altamente dipendente dagli Stati Uniti.

Se lo status ed il prestigio sono gli obiettivi fondamentali del perseguimento della bomba nucleare da parte dell’Iran, allora lo scenario peggiore associato con l’acquisizione di armi nucleari da parte dell’Iran è verosimilmente esagerato.

5. Se uccidessero Ali Khamenei?

La morte di per sé del leader Khamenei non è sufficiente per far collassare lo stato iraniano. Netanyahu ha asserito che metterebbe fine alla guerra. Questa affermazione è basata sul falso quadro di riferimento per cui l’Iran è uguale all’Iraq, la Siria o la Libia, sistemi questi costruiti attorno ad una singola figura la cui distruzione ha disfatto lo Stato stesso.

La continuità dell’Iran come Stato è incardinata non sulla sopravvivenza di un qualche individuo, ma nelle dinamiche militari e di sicurezza. In modo specifico, su come conduce esso stesso nella guerra odierna, la sua abilità di assorbire ripetuti shock e mantenere la continuità attraverso conflitti che si intensificano e che, potenzialmente, potrebbero espandersi in confronti diretti con gli Stati Uniti.

Mentre concentra un significativo potere nell’ufficio del Leader Supremo, esso incastra anche l’autorità lungo una complessa rete di istituzioni ed ha una florida società civile.

La Repubblica islamica è autoritaria, ma le sue istituzioni rappresentative sono reali e spesso fieramente contestate, non sono pittoresche o di abbellimento. Ciò è evidente dal momento in cui Israele ha bombardato la tv di stato iraniana IRIB. I giornalisti hanno continuato a trasmettere sotto attacco e ciò dimostra il tipo di determinazione che non può emergere da qualcosa di simile ad un culto di fedeltà o da cieca paura. Invece, ci parla di una cultura politica che vede sé stessa come radicata, come rappresentativa di uno Stato con continuità non un regime abbarbicato su un uomo per la sopravvivenza.

L’Iran è sopravvissuto ad una guerra lunga 8 anni nel suo periodo formativo post-rivoluzionario, un conflitto militare esistenziale che ha messo a dura prova la coesione e la resilienza del sistema politico.

La nozione che il sistema si digregerà con la morte di Khamenei non è solo analiticamente debole, ma anche politicamente pericolosa: sottovaluta l’architettura di uno Stato che è sopravvissuto alla rivoluzione, alla guerra, alle sanzioni, assassini, rivolte ed è stato costruito, sopra tutto, per durare più a lungo dei suoi leader.

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Pubblicato inMedio Orientepolitica internazionale

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