Aprile 23 2016

Contro – narrativa all’ISIS: quando la iniziamo?

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Contrastare i messaggi di organizzazioni estremiste, come l’ISIS, è di vitale importanza. Le parole fanno molto più male delle bombe.

Alla domanda: “qual è lo strumento più adatto per combattere l’estremismo, ovvero organizzazioni come l’ISIS?”, molti risponderanno senza esitare “le bombe”. In questa risposta personalmente vedo sempre la superficialità con cui si guarda il fenomeno di organizzazioni complesse, transnazionali violente che si incarnano in ideologie conservatrici, estreme. Trovo, inoltre, che chi risponde che le bombe sono l’unica soluzione possibile, sottovaluti quanto calcolo ci sia dietro ogni singola mossa, piccola o grande di organizzazioni di questo tipo.

I programmi di nation building che costruiscono solo le case di chi si intasca i soldi

Governi di tutto il mondo hanno investito ed investono grandi quantità di denaro in iniziative di contrasto al terrorismo. La panacea a tutti i mali è sempre stata finanziare la famosissima community building, malgrado la totale mancanza di alcuna evidenza che queste iniziative di finanziamento abbiamo in qualche modo prevenuto l’estremismo violento in modo significativo. Se spostiamo la lente più in alto vediamo come a livello mondiale, gli esercizi di nation building e quindi programmi di riforme democratiche, di educazione, sono stati foraggiati di grandi somme di denaro verso regioni e paesi convinti che potessero andare dritti al eradicazione dell’estremismo violento. Il fatto che la Germania e la Gran Bretagna appaiono essere i maggiori fornitori di foreign fighter per l’ISIS rispetto alla Somalia, dovrebbe far riflettere o perlomeno far porre una serie di domande sulla validità dei programmi di cui si parlava poco fa.

Contro-narrativa

Piuttosto che spendere risorse in programmi di nation building il percorso più sensato sarebbe quello di classificare, elencare, la messaggistica che l’ISIS utilizza per raggiungere i suoi obiettivi e in seguito distruggere sia l’integrità del contenuto che la distribuzione.
La macchina della propaganda dell’ISIS è un affare calcolato. Ha 5 obiettivi principali che implicano sempre lo sforzo di semplificazione della complessità del mondo reale in una battaglia stile cartone animato tra il buono e il cattivo. Vediamoli:

–  proiettare un’immagine di forza e vittoria,
– stimolare coloro che hanno tendenze violente abbinando la violenza estrema alla giustificazione morale della costruzione di una sua presunta società utopica,
– manipolare le percezioni di cittadini ordinari in Occidente o nei paesi che il gruppo categorizza come nemici, affinché richiedano e incitino l’azione militare, ed instillare, allo stesso tempo, il dubbio che queste azioni possano avere successo,
– incolpare altri di ogni conflitto e far in modo che il conflitto sia dipinto come risultato dell’aggressione di governi occidentali,
– rielaborare ogni azione contro l’ISIS come un azione contro i musulmani in generale, specificatamente evidenziando le vittime civili.

La messaggistica offensiva

Ognuno di questi obiettivi è vulnerabile alla messaggistica offensiva, ma alcuni messaggi che provengono dall’Europa come dagli Stati Uniti, rinforzano gli obiettivi dell’ISIS. Ad esempio: le nuove storie che descrivono ripetutamente i video dell’ISIS come terrificanti o descrizioni ingigantite della minaccia che presenta l’organizzazione. Coloro che fanno dichiarazioni, anche i programmi televisivi, attraverso cui pensano di combattere il messaggio dell’ISIS con una simile narrativa semplificata, non sanno, evidentemente, che finiscono per rinforzare l’obiettivo dell’organizzazione estremista e cioè di inquadrare il mondo come parte di una battaglia cosmica tra il bene supremo e il male supremo. Non so se avete presente quei programmi tipo tavole rotonde dove sedicenti esperti, aiutati evidentemente dalla voglia di apparire, continuano a brandire lo spettro della guerra di religione, della guerra di civiltà, continuando appunto a perpetrare lo stesso messaggio dell’ISIS: il bene contro il male.

Esposizione delle vulnerabilità

Se attacchi mirati alle infrastrutture di comando e controllo dell’ISIS risultano essere utili, nelle priorità si dovrebbe inserire l’esposizione delle vulnerabilità dell’organizzazione estremista.

Si potrebbero sfruttare le immagini aeree, la sorveglianza elettronica per mostrare quello che realmente accade nella pancia dell’organizzazione. Si dovrebbe dedicare molta attenzione alla documentazione di crimini di guerra e atrocità contro i sunniti nelle regioni controllate dall’ISIS.
Evidenziare semplicemente la barbarie dell’ISIS è inadeguato perché non c’è dubbio che l’organizzazione voglia mandare il messaggio di come tratta i nemici. Per diminuire la forza dell’ISIS si dovrebbero documentare i suoi fallimenti, particolarmente all’interno dei territori che controlla: incidenti in cui le persone si ribellano al loro controllo, corruzione, povertà, infrastrutture inadeguate.
Soprattutto potremmo controbattere alle priorità dei messaggi dell’ISIS rifiutandoci di giocare nella sua narrativa di apocalisse.

Ascoltando la conferenza stampa di Papa Francesco dopo la sua visita a Lesbo mi sono accorta che quella sì, era una contro – narrativa all’estremismo violento. Indipendentemente dalla religione, che come avete visto negli obiettivi dei messaggi dell’ISIS non compare, Papa Francesco ha mandato un messaggio di integrazione, di aiuto per i bisognosi, di accoglienza, di speranza, di un modello di società che abbracci tutti (“siamo tutti figli di Dio”). Ve la propongo, così che la possiate guardare e ascoltare anche da questo punto di vista di contro – narrativa.