Novembre 3 2017

Corea del Nord vs Trump: scenari possibili

Corea del Nord

La crisi tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti non sembra vicina ad una soluzione: ciò resta la più pericolosa minaccia a livello globale.

Mc Master il consigliere di sicurezza nazionale di Trump in una recente intervista ha dichiarato che il “solo risultato accettabile” per gli Stati Uniti è la denuclearizzazione della Corea del Nord. Quasi ogni esperto della Corea del Nord considera ciò impossibile dal momento che le armi nucleari sono la garanzia di sopravvivenza del regime di Kim e l’unico mezzo che attira l’attenzione che Kim sembra bramare.

Senza armi nucleari, la Corea del Nord è semplicemente povera, debole ed irrilevante.

Questo vicolo cieco ha condotto l’amministrazione Trump a parlare di un’azione militare preventiva contro la Corea del Nord.

Sebbene le minacce siano in qualche modo necessarie, sono straordinariamente pericolose: aumentano le possibilità di una percezione sbagliata o di un errore di valutazione che potrebbe condurre ad un confronto militare che nessuno vuole.
Come giusto che sia, la maggior parte delle analisi di un possibile conflitto tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti si concentrano sulle ripercussione sulla Penisola coreana stessa. Tuttavia le ripercussioni di un attacco non sarebbero limitate al Nord est dell’Asia, ma in grado di colpire gli Stati Uniti sia direttamente che indirettamente.

Cerchiamo allora di individuare gli scenari possibili e le verosimili conseguenze per ciascuno di essi.

a) Attacco militare limitato da parte degli Stati Uniti sui siti nucleari e missilistici del Nord Corea.

Vi è almeno una possibilità che Kim Jong Un comprenda che attaccare significherebbe la fine del suo regime e perciò risponderebbe con qualcosa di breve, forse con attacchi cyber o attacchi missilistici su obiettivi militari americani nelle vicinanze. Ciò comunque avrebbe degli effetti pericolosi. Anche una guerra limitata causerebbe panico nell’economia globale e scuoterebbe o limiterebbe i flussi commerciali. Riconoscendo che il confronto miliare potrebbe continuare o aumentare gli Stati, in grado di farlo, sposterebbero i loro affari e il commercio dal Nord Est Asia. Questo colpirebbe gli Stati Uniti direttamente, causando un corto-circuito alla crescita economica e innescando potenzialmente una recessione.
Le crisi economiche globali mettono a rischio, sempre, Stati fragili.

Un confronto militare tra gli Stati Uniti ed la Corea del Nord potrebbe causare il fallimento di nazioni lontane dalla Penisola coreana, fornendo uno spazio operativo per rivoluzionari o estremisti.

Massicci attacchi cyber da parte della Corea del Nord potrebbero avere effetti imprevedibili nel mondo, causando danni sia economici che politici.

Gli attacchi americani limitati sarebbero una chiara violazione del diritto internazionale e costituirebbero un atto di aggressione, la soft power americana verrebbe erosa in tutto il mondo.

Un attacco limitato da parte degli Stati Uniti potrebbe anche condurre Pyongyang a rispondere testando missili balistici nucleari o anche lanciando un’arma nucleare nell’atmosfera piuttosto che sottoterra. Ciò sarebbe molto più pericoloso di quanto compiuto finora dal regime di Kim e creerebbe una paura senza precedenti tra le nazioni dell’Asia e nel resto del mondo. Causerebbe, inoltre, un disastro umanitario ed ecologico dalla ricaduta radioattiva e innescherebbe una crisi economica globale che durerebbe anni se non decadi.

b) Il Nord Corea attacca con tutto il suo potere dopo l’attacco militare americano.

Sia il Nord che il Sud Corea sarebbero grandemente danneggiate. Le installazioni giapponesi e americane militari in Asia potrebbero essere prese di mira. Ciò devasterebbe l’economia globale, causando la distruzione del commercio, scuotendo le fondamenta dell’economia delle nazioni dipendenti dal commercio con l’Asia.

Come spesso è il caso, il rischio di un tale collasso economico aprirebbe la strada all’estremismo politico di tutti i generi, esacerbando i conflitti non solo in Asia ma anche in altri Paesi economicamente connessi alla Regione.
La Cina correrebbe un serio pericolo con una guerra di tale portata e le esportazioni che guidano la crescita economica e che Pechino utilizza per limitare il malcontento politico, sarebbero messe in grave pericolo dal momento che la prosperità è il fondamento della stabilità politica della Cina.
I flussi di rifugiati, più il coinvolgimento nella stabilizzazione e ricostruzione della Corea del Nord, stremerebbero ulteriormente la Cina.

Se la Cina traballasse, così sarebbe per il mondo, dato il suo ruolo centrale nell’economia globale.

La Cina potrebbe divenire anche più “militaristica” raddoppiando i suoi sforzi di espellere gli Stati Uniti dalla Regione dell’Asia-Pacifico.

Dopo un attacco alla Corea del Nord , la Corea del Sud certamente riesaminerebbe e probabilmente porrebbe fine alla sua relazione nell’ambito della sicurezza con gli Stati Uniti.

Il Giappone potrebbe fare lo stesso, temendo l’imprevedibilità dell’amministrazione Trump.

Molti altri Stati potrebbero essere spaventati dall’inosservanza degli Stati Uniti del diritto internazionale e diminuire i loro rispettivi legami politici e di sicurezza.

Sebbene sia impossibile sapere con precisione l’entità delle ricadute sia politiche ed economiche su vasta scala  di un attacco americano alla Corea del Nord, è chiaro che esse sarebbero potenti e molto traumatiche. Dunque conviene all’amministrazione Trump esaminare tutte le conseguenze anche quelle che potrebbero accadere lontano dalla Corea del Nord.

Gennaio 19 2016

L’accordo sul nucleare: capirlo in pochi facili passi

accordo sul nucleare

Iniziamo la rubrica “vedremo un McDonald a Teheran” cercando di capire cosa è l’accordo sul nucleare

L’accordo sul nucleare, partorito dopo 12 mesi di negoziazione, un successo per la diplomazia, che prevede una linea temporale di 10 anni. Ci sono diversi punti a sfavore.

Il 14 luglio 2015, giorno in cui è stato raggiunto l’ accordo su un piano congiunto di azione detto JCPOA sul nucleare in Iran hanno tutti gridato al trionfo della diplomazia, all’aver evitato una guerra. Ci sono voluti ben 12 mesi di negoziazione tra i P5 (Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Cina e Russia) e il “+1”: l’Iran.
Il testo ha un totale di 159 pagine, 18 rappresentano il JCPOA stesso, poi ci sono 141 pagine divise in 5 annessi. E’ un documento estremamente complesso, che cerca di abbracciare e indirizzare tutte le questioni sulle controversie del programma nucleare iraniano, da quali e quanti tipi di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio l’Iran potrà mantenere operative, alle specifiche tecniche della trasformazione del reattore Arak in un design meno sensibile alla proliferazione a una quantità enorme di disposizioni dettagliate sulla precisa sequenza delle sanzioni che verranno revocate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea (UE).

Il 20 luglio 2015 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adotta la risoluzione 2231 attraverso cui sostiene l’accordo sul nucleare.

Che cos’è l’accordo sul nucleare?

E’ un accordo di qui pro quo per il quale l’Iran accorda a delle significative limitazioni del suo programma nucleare civile e ad un’intesa attività ispettiva dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) allo scopo di verificare la continua, pacifica natura del programma. Quindi i P5+1 hanno convenuto in una revoca coordinata delle sanzioni economiche e finanziare che sono state imposte all’Iran nei passati 6 anni sia dal Consiglio di Sicurezza agendo multi – lateralmente che dagli Stati Uniti e dall’UE in particolare, agendo unilateralmente.

Lo scopo dell’accordo

L’Iran verrà sostanzialmente trattato come uno stato che produce normalmente energia nucleare, al pari del Giappone, della Germania e di altri stati parte del Trattato del 1968 sulla Non – proliferazione nucleare.

L’implementazione

La precisa sequenza dell’implementazione degli impegni del JCPOA è stato uno dei temi maggiormente discussi. Il piano prevede approssimativamente una linea temporale di 10 anni. Tecnicamente il cosiddetto giorno in cui le risoluzioni del Consiglio di sicurezza avranno termine è stato programmato tra 10 anni a partire dal giorno dell’adozione che è stato pianificato essere 90 giorni dopo l’ ”approvazione” del JCPOA da parte del Consiglio di Sicurezza. La revoca finale di tutte le sanzioni unilaterali e multilaterali dovrebbe avvenire nel giorno cosiddetto di “transizione”, che è definito essere 8 anni dopo il giorno dell’adozione ovvero quando i rapporti della IAEA indicheranno che tutto il materiale nucleare iraniano è destinato ad un uso pacifico.

Meccanismo di risoluzione delle controversie

Viene creata una commissione congiunta composta da un rappresentante di Cina, EU, Francia, Germania, Iran, Russia, UK, Stati Uniti.
Pro: Creare un giusto processo, con scadenze predefinite in modo che le controversie non si possano prolungare all’infinito. Ogni membro del Consiglio di Sicurezza con potere di veto, potrebbe, assicurare che le sanzioni vengano re – imposte se non sono soddisfatte con i risultati delle deliberazioni della Joint Commission ovvero non sono soddisfatte con la performance della parte che è sotto esame.

Contro: l’Iran ha dichiarato che se le sanzioni vengono re – imposte in tutto o in parte, le tratterà come la base per  cessare di impegnarsi ad implementare l’accordo sul nucleare in tutto o in parte. Sarà molto più difficile per i governi legittimare ogni risposta al di fuori dal JCPOA, inclusa ogni risposta unilaterale, alle violazioni iraniane all’accordo intese a prevenire l’Iran dall’acquisizione di armi nucleari almeno e fino a quando il processo della commissione si sia esaurito.
Realisticamente, la volontà degli stati di tenere responsabili altre parti per l’implementazione ed intraprendere i passi necessari per farlo rispettare dipenderanno dalle circostanze che si paleseranno. Queste circostanze includeranno la performance dei termini specifici del JCPOA così come dinamiche politiche, economiche e di sicurezza più ampie, anche se il JCPOA è confinato alla materia relativa al nucleare.

Riduzione delle centrifughe IR-1s

Oggi, molte delle delle 19000 centrifughe di gas so a bassa capacità IR – 1s, ma l’Iran ha messo su macchine più avanzate IR – 2m e sta sviluppando modelli più potenti. Per 10 anni, l’Iran ridurrà di circa 2/3 le sue 19,000 centrifughe. L’Iran potrà avere solo 6,104 centrifughe IR – 1 di prima generazione installate e non ne potrà usare più di 5,060 per arricchire l’uranio. Per 15 anni, l’Iran non potrà costruire nuovi impianti di arricchimento, ma deve ridurre le sue scorte di uranio arricchito di circa 10000 chilogrammi a 300 chilogrammi (arricchite al massimo livello di 3,67 %). l’Iran sarà soggetto a strette limitazioni su tutte le centrifughe R&D per 8 anni. Lavori saranno permessi solamente su un numero limitato dei modelli più avanzati a condizione che le operazioni di controllo e di prova non contribuiscano alle scorte iraniane di uranio impoverito. Trascorsi 8 anni, le restrizioni sullo sviluppo di tecnologie avanzate verranno rimosse.

Pro: per 8 anni, il tempo che l’Iran necessiterebbe per produrre abbastanza uranio impoverito per un’arma nucleare, il cosiddetto “breakout time” – dai 2 ai 3 mesi sarebbe aumentato ai 12 mesi. La IAEA sarebbe capace di rilevare se l’Iran sta imbrogliando sui limiti di arricchimento in ogni impianto dichiarato.
Contro: l’Iran conserverebbe un programma di arricchimento su una scala che fino a questo momento non è stata giustificata dai bisogni pratici del paese. Dopo che le restrizioni da 10 a 15 anni saranno terminate, l’Iran potrebbe espandere le sue attività di arricchimento senza restrizioni sulla tecnologia, sul livello, e sulla locazione. Potrebbe anche sviluppare centrifughe più avanzate e più potenti, incluse quelle che sono oggetto delle restrizioni dell’accordo sul nucleare.

Il sito Natanz

Natanz è il  più grande sito iraniano  di arricchimento dell’uranio e la rivelazione che nel 2002 l’Iran l’aveva costruito in segreto fece scatenare la crisi nucleare. Infatti, ci sono due impianti di arricchimento a Natanz. Uno è una struttura di scala industriale disegnata per 50,000 centrifughe ed è al momento equipaggiata con più di 15,000 centrifughe IR – 1 e circa 1,000 IR – 2ms. Una seconda, più piccola è usata per le operazioni di verifica di centrifughe avanzate e in sviluppo e fino al 2013 arricchite al 20%. Secondo il JCPOA, l’Iran è limitata a tenere operative solo 5,060 centrifughe IR – 1 a Natanz per 10 anni. Tutte le centrifughe IR – 2m saranno rimosse e conservate in un programma monitorato dall’IAEA
Pro: per 10 anni, l’Iran sarà solo capace di arricchire usando le sue centrifughe IR-1
Contro: dopo 10 anni, l’Iran potrebbe iniziare ad incrementare l’arricchimento di uranio con centrifughe più avanzare, e quindi incrementando la sua capacità di arricchimento.

Il reattore IR – 40 ad Arak

accordo sul nucleareDal 2006, l’Iran ha sfidato le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che ordinavano la sospensione della costruzione del reattore IR – 40 ad Arak un reattore ad acqua pesante idealmente adatto alla produzione di armi al plutonio. Secondo il JCPOA l’Iran non completerà l’IR-40 come pianificato, ma modificherà il suo disegno, limiterà le sue attività che includono l’acqua pesante e rimuoverà dal reattore il combustibile irradiato. L’Iran si impegna a non ri – processare il combustibile spento per 15 anni e dichiara di non intenderlo farlo dopo.

Pro: la modifica del progetto IR-40 ridurrà significativamente la quantità del plutonio che potrebbe essere prodotto ad Arak e assicurerà che se l’Iran cerca di produrre armi al plutonio, lo potrà fare solo con piccolissime quantità.
Contro: dopo 15 anni, l’Iran potrebbe decidere di ri – processare il combustibile.